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Terra dei fuochi: non è solo in Campania

  • Scritto da Effe_Pi

Manifestazione Terra fuochiLa Sardegna è la regione più inquinata d'Italia ma lo stato "regala" i soldi delle bonifiche a una società Spa.

La “Terra dei fuochi” è una realtà solo campana? Sembra proprio di no, almeno a vedere le cronache dalla Sardegna e da altri territori, come anche se si consultano studi come “Sentieri” condotto dall’Iss (Istituto superiore di sanità) che è uno di quelli che maggiormente hanno concentrato l’attenzione intorno a Taranto e ai problemi dell’Ilva. A ricordare che c’è anche l’isola, tra i territori più colpiti dall’inquinamento e che sarebbero da bonificare, ci ha pensato tra gli altri Massimo Dadea, ex assessore della Giunta regionale Soru, che ricorda su “La Nuova Sardegna”  come dallo studio sanitario risulti “nelle Aree del Sulcis-Iglesiente-Guspinese e in quelle di Sarroch e di Porto Torres” un eccesso di mortalità “causata da un’alta incidenza di tumori della pleura e del polmone”. Insomma, zone che le istituzioni dovrebbero bonificare per mettere in sicurezza la popolazione, magari utilizzando anche risorse prese a chi ha causato il disastro, ma al momento non sembra questo l'orientramento, viste anche le denunce su quello che sta accadendo in Campania con il business delle bonifiche.

Secondo l’ISPRA, in Sardegna sono 42 gli stabilimenti industriali a rischio “di incidente rilevante”, il 4% del totale italiano, e Dadea insiste che a leggere Sentieri si capisce “in modo inequivocabile, che la Sardegna è la regione d’Italia più inquinata: ben 445mila ettari del suo territorio – 100mila ettari in più della Campania ‘governata’ dalla camorra, sono inquinati da un carico di veleni che hanno contaminato l’aria, l’acqua, la terra”. Un dramma insomma, che richiederebbe interventi immediati da parte dello stato, che invece delega le bonifiche a una società privata (seppur controllata dal Ministero dell’Ambiente), girando a quest’ultima tutte le risorse, con risultati che a quanto pare sono molto scarsi. Si chiama Sogesid, ed è una società In house del Mattm, esiste dal 1993 ma avuto un grande rilancio dal 2008, con l’avvento a via Cristoforo Colombo di Stefania Prestigiacomo, che ha “piazzato” alla presidenza il suo concittadino siracusano Vincenzo Assenza. Da allora fino al 2011, Sogesid avrebbe ricevuto dal Ministero 426 milioni di euro per bonifiche in varie parti d’Italia, sui cui risultati non ci sono però riscontri, tanto che c’è chi accusa la società di aver bonificato “zero metri quadrati ed esistono molte interrogazioni parlamentari e prese di posizione, tra cui quella dell’ex Ministro Corrado Clini, favorevoli alla chiusura della Spa.

La Sogesid svolge peraltro funzioni “duplicate” rispetto all’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e alle agenzie regionali (Arpa), ed anche in questi enti non è vista certo di buon occhio. Non a caso, domani il sindacato USB dell’Istituto ambientale organizza un presidio al Ministero dell’Ambiente e attacca il titolare del dicastero, Andrea Orlando, chiedendo tra le altre cose proprio la chiusura di Sogesid: il Ministro farebbe infatti “di tutto per indebolire ISPRA – secondo Emma Persia, coordinatrice USB ISPRA - ma in realtà indebolisce in primis il suo stesso dicastero, continuando a foraggiare con soldi pubblici una società in house, ma di fatto privata, come Sogesid, di cui perfino il suo stesso partito ha chiesto più di una volta la chiusura”. Nel comunicato del presidio Orlando viene definito “Ministro Turchino”, una sorta di mago all’incontrario che “tutto quello che tocca con la sua bacchetta magica verde sbiadito diventa privilegio, vessazione, comportamento antisindacale e danno, in particolare all’Ispra”. Il Ministro è accusato anche di “comportamento antisindacale” (su cui USB minaccia di adire le vie legali), per aver scelto di incontrare i sindacati confederali ma non quello di base, che invece nell’istituto è storicamente forte e ha condotto lotte come quella sul tetto di via Casalotti, che tra fine 2009 e inizio 2010 ha tenuto un gruppo di lavoratori mobilitati per ben 59 giorni.