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Il maresciallo che sapeva troppo: morti a Ustica e “morti di Ustica” - 1

  • Scritto da Effe_Pi

Strage Ustica

La prima parte di un racconto dedicato al Maresciallo sardo Dettori, testimone di Ustica e morto per un suicidio cui la famiglia non ha mai creduto.

Di Serpico

Il 27 giugno del 1980 nei cieli di Ustica morirono 81 persone che si trovavano a bordo del Dc-9 dell’Itavia Bologna-Palermo, finito in mare e in mezzo ad un intrigo internazionale fatto di menzogne e segreti di Stato inconfessabili. Una strage ancora oggi senza colpevoli: Il disastro aereo più grave in tempi di pace nei cieli italiani! Un aereo civile che, ormai è assodato, che si è trovato inconsapevolmente nel bel mezzo di una battaglia di aerei militari di diverse bandiere nel bel mezzo del Mediterraneo. Si parlò di errore, di un missile, di bomba a bordo, di un attentato terroristico e del probabile tentativo di colpire un velivolo con a bordo Gheddafi, a quei tempi considerato “nemico” dei Paesi Nato.

Inconfessabili segreti, “ragion di Stato”, depistaggi e soprattutto una inquietante e sistematica eliminazione di chi, per ragioni di servizio o per qualsiasi altro motivo, era a conoscenza di ciò che accadde quella drammatica notte! Per questo qualche giornalista parlò appunto di “morti di Ustica”. Secondo il magistrato Rosario Priore, che a lungo si occupò delle indagini sulla strage, imbattendosi in quello che chiamarono “il muro di gomma” (ne scaturì un film di Marco Risi con l’importante contributo del giornalista Andrea Purgatori) “sono almeno 13 gli uomini la cui fine misteriosa è riconducibile alla tragedia del Dc 9 Itavia”. Morti sospette, violente, Spesso celate da incidenti e da suicidi strani.

Uno di queste vittime dimenticate è Mario Alberto Dettori, maresciallo di seconda classe dell’Aereonautica Militare Italiana. Dettori, originario di Pattada, piccolo centro in Sardegna famoso per i suoi coltelli pregiati, aveva 32 anni e la notte di quel drammatico 27 giugno 1980 era di turno al radar Poggio Ballone, vicino Grosseto. Inevitabilmente dalla sua postazione gli si presentò uno scenario surreale. Dal monitor vide il DC9 e soprattutto una serie di puntini luminosi identificati come jet militari. Non solo! Dai movimenti fu chiaro al maresciallo come fossero in assetto “da guerra”, ossia impegnati in un’azione militare. Il DC9 precipita in mare sotto i suoi occhi!

Torna a casa stravolto, agitato! La moglie preoccupata cerca di capire lo stato d’animo del giovane marito. “è successo un casino, vanno tutti i galera!”, “Stanotte siamo stati ad un passo dalla terza guerra mondiale!” La vita del maresciallo Dettori cambierà per sempre! La moglie cerca in ogni modo di consolarlo ma lui è triste, preoccupato e soprattutto fragile. Cosi la figlia Barbara: «Nel 1981 era morto, ucciso a 32 anni da un infarto, un collega di mio padre, il capitano Maurizio Gari. Quando babbo tornò dal suo funerale era distrutto. Mia madre cercò di consolarlo, ma lui le rispose dicendole che era toccato prima a Maurizio e che poi sarebbe stato probabilmente il suo turno». Gari era insieme a Dettori nella sala di controllo di Poggio Ballone la notte di Ustica. Viene mandato in missione per qualche mese in Francia in Costa Azzurra, sempre in una postazione radar.

I familiari, sempre più preoccupati affermano che lì sia successo qualcosa e sono convinti che sia stato picchiato e minacciato. Tornato dalla missione è una persona totalmente cambiata. Accusa una serie di malesseri legati al forte stress, mal di testa, vertigini, mal di denti etc. Smonta e rimonta oggetti in casa perché è convinto che vi siano delle microspie. Quando esce è spaventato e si sente seguito, osservato e spiato! La moglie ha la sensazione “che gli abbiano lavato il cervello”. Il triste epilogo avverrà il 31 marzo 1987. (leggi la seconda parte...)