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Michela Murgia e la saponetta del referendum costituzionale

  • Scritto da Effe_Pi

La scrittrice sarda condivide un’immagine di propaganda del No accusata di omofobia e in rete si scatena una dura polemica. 

Gli italiani (e i sardi) in questi giorni sono appassionati da un nuovo dilemma: votare Sì o No alla riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi? i sondaggi (quando si potevano ancora pubblicare) hanno detto quasi all’unanimità che sono in vantaggio coloro che il 4 dicembre vogliono respingere le modifiche alla carta fondamentale, ma visti i precedenti degli ultimi anni con le rilevazioni demoscopiche i sostenitori del No fanno gli scongiuri, e come i loro avversari continuano a provarle tutte per convincere i tanti elettori indecisi a passare dalla loro parte. 
Così si assiste a un florilegio di meme, immagini propagandistiche, liste dettagliate dei disastri che avverranno il 5 dicembre subito dopo la vittoria dello schieramento opposto, oppure all’arruolamento tra le proprie file di illustri defunti come Berlinguer (usato in immagini a favore del Sì) o Pertini (usato invece dai sostenitori del No). Una delle immagini più condivise dai sostenitori del No, negli ultimi giorni, è stata però quella di una saponetta con sopra un bel logo del Sì dentro una doccia, dove si vedono anche i piedi di un uomo che forse sta apprestandosi a chinarsi per raccoglierla, ma che potrebbe averne conseguenze spiacevoli. 

Propaganda omofoba o solo ironia?

Tra i tanti che l’hanno condivisa c’è la scrittrice sarda Michela Murgia, sostenitrice del No, ex candidata a presidente della Regione Sarda, ma soprattutto da sempre in prima linea contro la violenza sulle donne e in generale sulle minoranze. Una condivisione che aveva sicuramente un intento ironico, oltre che propagandistico, ma che ha scatenato reazioni forti in rete: tra i primi a reagire la senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, proprio colei che ha scritto la legge attualmente in vigore sulle coppie di fatto. Cirinnà a proposito dell’immagine ha parlato su Facebook di “toni davvero inaccettabili”, aggiungendo che utilizzare “il più becero cliché del cameratismo omofobo, che pone l’atto omosessuale in senso spregiativo e canzonatorio, a sostegno della campagna referendaria (del No o del Sì poco importa), è davvero intollerabile”. 
Un cliché che non dovrebbe “in alcun modo essere sdoganato, nemmeno mascherandolo con una finta ironia”, soprattutto se questa “immagine volgare” viene condivisa da chi “come la scrittrice Michela Murgia, si è sempre dichiarata a parole dalla parte delle minoranze di ogni tipo. I tweet che ribadiscono il suo sostegno a questo tipo di campagna omofoba lasciano senza parole e indignano. Esclusa la svista del primo momento - conclude Cirinnà - non rimane altro che pensare che pur di difendere le proprie ragioni, ognuno sia pronto a mettere in gioco anche i peggiori pregiudizi che, evidentemente, in altre occasioni riesce invece a nascondere”.

Murgia si difende: solo una metafora

Un attacco duro che si è ripetuto anche in molti altri messaggi sulla bacheca Twitter dell’autrice di “Accabadora”, da parte di sostenitori del Sì ma non solo: Murgia si è difesa attaccando, in particolare sul merito della riforma, sostenendo che “di cattivo gusto è una riforma costituzionale che rende il senato non elettivo e triplica le firme per indire un referendum” e che “se vince il Sì eleggeranno il senato con ambarabàciccìcoccò. Ironia modeON, casomai ci fossero ancora costituzionalisti svegli”. La scrittrice di Cabras ha poi citato Altan e gli ombrelli nel didietro usati nelle sue vignette come metafora, ha ricordato di non essere certo l’unica a usare l’espressione “prendere per il culo”, si è chiesta come sia possibile “in due piedi nudi” vedere un omosessuale, e in una doccia vedere un carcere e ha affermato che anche la parola "incazzata" è “una metafora machista” ma lei sceglie “di vederci la metafora, non il machismo”.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain