IN Breve

Sedda: serve un collegio sardo per le europee

  • Scritto da Effe_Pi

European ElectionIl segretario del Partito dei Sardi chiede una rappresentanza certa dell'isola nel prossimo Parlamento europeo.

Si avvicinano le elezioni europee, da sempre uno dei tanti tasti dolenti della rappresentatività politica sarda: infatti dal 1979, anno in cui sono svolte le prime consultazioni di questo tipo, la Sardegna è sempre stata inserita in un collegio con la Sicilia, e lo sbilanciamento tra il corpo elettorale dell’altra isola maggiore e quello sardo ha quasi sempre impedito che fossero eletti deputati europei provenienti dalla nostra isola.
Nelle ultime elezioni, quelle del 2009, si è avuta un’eccezione a questa “regola” con l'elezione del rappresentante dell’Italia dei Valori, Gionmaria Uggias, e addirittura a dicembre 2012 la Sardegna ha “raddoppiato” quando Francesca Barracciu, del Pd, è subentrata al siciliano Rosario Crocetta, eletto presidente della sua regione. Avere deputati europei è fondamentale, specie per una regione come la Sardegna, che nelle decisioni continentali può far valere in particolare l’insularità.

Così a pochi mesi dalle elezioni (che si terranno il prossimo 25 maggio), il Partito dei Sardi rilancia la proposta di un collegio per la Sardegna: l’appello del segretario nazionale del partito, Franciscu Sedda, è per “scorporare” l’isola “dall’assurdo e iniquo collegio elettorale con la Sicilia, che soverchiandoci demograficamente ci impedisce di eleggere se non per grazia ricevuta”. La Sardegna collegio a sé, come “sarebbe lecito per diritto e per natura, otterrebbe con certezza almeno due rappresentanti”, quindi la richiesta viene posta al neonato governo Renzi, confidando anche “nella forza e nell’autorevolezza del nascente governo sardo guidato dal Presidente Francesco Pigliaru, perché non appena insediato si attivi per ottenere un risultato politico in passato troppe volte mancato e un atto di giustizia che ci consenta di avere una  rappresentanza certa in Europa”.

Sedda sottolinea che la richiesta deriva dalla considerazione che “oggigiorno molti dei fondamentali provvedimenti giuridici ed economico-sociali che riguardano le nostre vite vengono decisi dall’Unione Europea” e i sardi vogliono mettersi “come popolo e come governo sardo nella condizione di controllare e gestire al meglio i processi e le decisioni che riguardano la nostra terra. Perché vogliamo fin d’ora essere sempre più presenti e protagonisti nello scenario internazionale. Perché vogliamo iniziare da subito a fare politica estera, allenandoci alla futura condizione di Stato d’Europa. Perché vogliamo adoperarci a crescere, trasformando e migliorando noi stessi tanto quanto l’Europa, in un dialogo e confronto continuo”.