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Inflazione: quali effetti per le famiglie italiane?

  • Scritto da Effe_Pi

Non è un periodo particolarmente facile per le famiglie italiane, tra pandemia, crisi economica e problemi legati al cambio climatico, con siccità e disastri.

L'evoluzione della situazione in Ucraina ha gradualmente sostituito la pandemia come preoccupazione principale, ma in tutti questi mesi c'è stata una costante che ha pesato come un macigno: l'inflazione. Non è facile capire l'entità del fenomeno basandosi esclusivamente sui numeri che vengono comunicati in via ufficiale (a proposito, il dato di aprile fa riferimento ad un +6,2% su base annua), ma i suoi effetti sono evidenti nelle tasche dei cittadini.

I prezzi aumentano e continuano ad aumentare, mentre gli stipendi rimangono ancorati ai vecchi livelli, senza adeguarsi a quello che è l'attuale costo della vita. La conseguenza di tutto questo è molto semplice: le famiglie sono costrette a ridurre gli acquisti ed i consumi. Ma non solo: si riduce anche la capacità di risparmio e per questo è necessario modificare alcune abitudini o alcune scelte. Ma vediamo qual è l'impatto “reale” dell'inflazione e come stanno reagendo le famiglie italiane.

Gli effetti dell'inflazione nelle tasche degli italiani

 

Il potere di acquisto delle famiglie italiane si è notevolmente ridotto. I prezzi salgono, ma gli stipendi sono rimasti più o meno invariati: i soldi in tasca quindi sono sempre gli stessi, ma le cose da comprare costano di più! E così più della metà degli italiani (il 55,5% per l'esattezza) ha già ridotto gli acquisti: solo meno di un quarto della popolazione in questo momento sembra in grado di mantenere inalterate le proprie abitudini. Stiamo quindi assistendo ad un cambio importante in quelle che sono le scelte di spesa e risparmio dei cittadini.

Per far fronte agli aumenti dei prezzi che ormai riguardano ogni settore sono state riviste le priorità. Quando si fa la spesa si dà più importanza al costo che alla qualità. Le vendite di alcuni beni sono in netto calo rispetto al passato: la riduzione della domanda di autovetture è clamorosa, ma scende anche la richiesta di abbigliamento e calzature; pure in alcuni settori che inizialmente sembravano mantenere dei livelli stazionari si iniziano ad intravedere netti segni di flessione: parliamo per esempio degli elettrodomestici e dei generi alimentari.

Come cambiano le scelte di risparmio ed investimento

 

Si va alla ricerca del risparmio anche nella gestione del proprio denaro: è vero che non si può fare a meno di un conto corrente, ma è altrettanto vero che oggi non si può spendere una fortuna per possederne uno. Ecco perché tantissimi consumatori hanno deciso di trovare opzioni meno costose. A questo proposito, il conto corrente più economico secondo Chescelta.it è quello che non ha spese aggiuntive ma offre comunque numerosi servizi, tra cui la possibilità di prelevare senza commissioni, non avere costi di attivazione e poter disporre di una carta di debito o di credito associate.

Purtroppo si devono registrare dei cambi di scelta anche per quanto riguarda la destinazione dei soldi che si riescono a mettere da parte: al momento è complicato trovare soluzioni di impiego non penalizzanti in termini assoluti. Con l'aumento dei tassi di cambio anche il bene rifugio per eccellenza, l'oro, rischia di diventare poco efficace. In Italia è tornato di moda il mattone, ma è un investimento che può funzionare solo per immobili di un certo livello e situati in determinate zone. Non è facile dare consigli, ma oggi più che mai la parola d'ordine è: diversificare.

I settori più coinvolti dai rincari

 

Una fiammata dei prezzi così consistente non si vedeva da più di trent'anni: l'ultima volta che è stato registrato un tasso di inflazione di questo tipo era il settembre del 1991. Il dato italiano risulta essere un po' più basso dell'indice dei prezzi al consumo rilevato nell'intera area Euro (7,5%), ma la cosa non rappresenta di certo una consolazione. Il caro vita ha conseguenze evidenti: l'economia italiana, dopo più di un anno in cui ha mostrato una discreta crescita, nel primo trimestre di questo 2022 ha mostrato segni di flessione.

Nonostante la crescita del settore agricolo e la stazionarietà sostanziale del comparto industriale, il declino va individuato soprattutto nel calo del settore dei servizi. Ma al di là di tutto questo, quello che preoccupa di più sono gli effetti che si riversano sui consumatori, ovvero sui cittadini e le famiglie. Sono ormai nove mesi che l'inflazione viaggia a ritmi fuori controllo e l'aumento dei prezzi ha progressivamente coinvolto tutti i beni: se prima le “mazzate” arrivavano soprattutto quando bisognava pagare le bollette o fare rifornimento, ora anche la spesa quotidiana mette paura.

Duemila euro di spesa in più per le famiglie

 

A pesare maggiormente sulle tasche delle famiglie italiane sono i beni energetici, la cui crescita su base annua ha registrato un +50,9%, anche se con una leggera flessione nell'ultimo mese: i prezzi degli energetici regolamentati hanno toccato anche un +94,6% prima di scendere all'attuale +71,4%, mentre quelli degli energetici non regolamentati attualmente segnano “solo” un +31,7%. Il problema è che il rincaro che all'inizio sembrava riguardare, seppur in misura esagerata, solo la benzina e le bollette adesso è evidente anche sulla spesa di tutti i giorni.

I prezzi alimentari volano con un +6,3%, spinti anche dal conflitto in Ucraina. Scendendo nel dettaglio. I rincari più evidenti sono quelli che riguardano la frutta e la verdura, che su base annua registrano rispettivamente un +7,8% ed un +12% a causa dei costi record per la loro produzione. Una situazione di questo tipo comporta per le famiglie italiane un esborso di 2.000 euro in più nell'arco dei dodici mesi. Una situazione insostenibile, soprattutto se si considera che per riportare l'inflazione a livelli normali servirà parecchio tempo.