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Terremoto: la terra che trema tra realtà e web

  • Scritto da Paolo Ardu

Mentre ci sono case, ospedali e scuole che cadono, altri edifici non lontani dall'epicentro restano su. La solidarietà reale e il tutti contro tutti nel web. Ma profughi e immigrati ci tendono una mano.

La civiltà di un Paese e di una città si vede innanzitutto dai suoi ospedali e dalle sue scuole. Quante volte l'abbiamo sentito dire? E il terremoto del 24 agosto che ha colpito Lazio e Marche ha riportato in prima pagina la questione. Dopo il sisma del 2009 che colpì l'Aquila e altri piccoli centri nella provincia del capoluogo abruzzese, il crollo degli edifici pubblici come la casa dello studente e la prefettura diventarono emblema del disastro.
Come hanno accertato varie inchieste, invece di essere contenuto nei suoi effetti attraverso la prevenzione, quel disastro fu successivamente affrontato in emergenza, alimentando una spirale di malaffare. Alla colpa e all'imperizia (accertate oggi da alcune sentenze) nelle ristrutturazioni e nel rendere gli edifici più resistenti alle scosse sismiche subentrò la ricostruzione “in emergenza”, preda di imprenditori sciacalli e politici spregiudicati.

A distanza di sette anni, 50 chilometri più a nord, tra le faglie dell'Appennino laziale-abruzzese, a cadere per primi ad Amatrice, epicentro del sisma, sono stati l'ospedale e la scuola, l'istituto omnicomprensivo “Romolo Capranica”. E per fortuna per questi 700 studenti c'erano le vacanze. Tramezzi crollati perché c'era più sabbia che cemento e storie ingarbugliate su finanziamenti e appalti a ditte in odore di mafia, nuovamente sotto la lente della magistratura. Ma a pochi chilometri, nell'umbra Norcia, le case hanno tenuto. Una sola scuola inagibile ma nessun morto, merito delle ricostruzioni antisismiche dopo i terremoti del 1979 e del 1997. 

La sofferenza di chi è sopravvissuto, l'efficienza dei soccorsi e il cordoglio delle istituzioni vanno in onda in televisione. Nei social invece, oltre l'odio verso i “profughi” con tanto di virgolette, si prende di mira anche qualche giornalista. Quando non accusati di speculare del dolore altrui (e in effetti qualcuno esagera) vengono insultati per avere ostacolato i soccorsi, per un tono di voce che per alcune decine di secondi si abbassa, ma non tace, com'è successo a Paolo Piras, giornalista Rai.

La pretesa di un diritto all'insulto che internet oggi concede, e che colpisce soprattutto i migranti "ma non solo: anche pensionati al minimo e giovani disoccupati, interinali e voucheristi” – ha scritto Alessandro Gilioli su L'Espresso – “partite Iva e operai, cassieri dei centri commerciali e precari dei call center, poveri del nord e poveri del Sud, e così via all'infinito”. Che precari sono tantissimi giornalisti, anche in Rai. “Odiatevi tra voi, che state in basso”.
Se i social sembrano dare voce al peggio, la solidarietà invece, spontanea e organizzata, si fa reale. Al momento col numero solidale 45500 la Protezione Civile ha raccolto 10.041.730 euro. A questi aggiungeranno i fondi raccolti in diverse iniziative, dall'amatriciana della solidarietà alle donazioni alla Croce Rossa a quelle al Club alpino italiano (Cai), da parte degli incassi di alcune partite della Serie A al 10% di quelli delle prime due giornate di tutte le partite di Serie B, fino alla donazione delle medaglie e ad altre iniziative dei campioni azzurri, dal volley alla scherma, delle Olimpiadi di Rio.

Solidarietà a cui si è unita anche la Sardegna. Dai biglietti d'ingresso di domenica per chi è andato a vedere i Giganti di Mont'e Prama o ha visitato gli altri musei nazionali fino agli introiti del Ticket Goloritzè, il biglietto d'accesso alla celebre spiaggia dell'Ogliastra, deciso dal sindaco di Baunei Salvatore Corrias.
Ma esiste anche quella che non fa notizia. Subito dopo il sisma, alcuni cinesi delle comunità di Prato e Firenze, partiti su 5 furgoni verso Amatrice hanno portato generi alimentari acquistati all'ingrosso, materassi e coperte raccolti tra le fabbriche cinesi di Campi Bisenzio e Osmannoro. In televisione non si è visto nulla e la comunità cinese è nota per essere tra le più chiuse. E sempre dalla Cina, dalla provincia orientale di Zhejiang è arrivata un'unità speciale di salvataggio formata da 16 esperti, la Ram Union Rescue, che in precedenza aveva operato non solo in Cina ma anche in Ecuador, Nepal e Pakistan.
Se non esiste un dato dei dispersi, al momento le vittime sono 292. Tra questi anche un sardo. Andrea Cossu, 45 anni, originario per parte materna di Sant’Antioco e paterna di Bonorva, morto nel crollo della casa in cui trascorreva le vacanze insieme alla moglie e al suo cane, un cocker. E mentre le scosse ancora non cessano, per Filippo Sanna, studente di 23 anni di origini nuoresi, a quanto scrive La Nuova Sardegna, ricoverato in Rianimazione a Pescara dopo il crollo della sua casa di Amatrice, “comincia a intravedersi un filo di speranza”.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain