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Rotta sbagliata sulla “Vittor Pisani” - 4

  • Scritto da Eliogabalo

Il quarto episodio di un racconto inedito di Eliogabalo pubblicato a puntate su IteNovas.com

Quando Salvatore le parlò per la prima volta dopo anni, cercò di non perdersi nella sua emotività messa in crisi dal tempo che era costretto a vivere. Non fu per niente facile gestirla, dal momento che  non aveva mai pensato che la vita fosse fatta anche di quelle piccole cose che alla fine si rivelano necessarie, e nonostante avesse solo 15 anni quando intrecciò le prime parole confuse per esprimere il suo piacere nel vederla, la concezione che aveva della vita che un uomo deve vivere iniziava ad avere consistenza.

Dal canto suo, lei, sembrò essere a suo agio nei panni di giovane donna che apre il suo cuore ai suoi sentimenti. Sembrò capire effettivamente cosa dovesse fare e dire, governando le sue emozioni in maniera magistrale, al contrario del nostro piccolo uomo.
Anche lei era una donna non più ragazza da tanto tempo, e quando la necessità di essere adolescente si fece più forte dell’essere  signora, fu per lei, nel modo in cui fu per Salvatore, come cadere in un pozzo  del quale non riusciva a intravedere la fine.
Ma per una donna si sa, non è difficile capire in fretta come devono andare le cose, poiché al contrario dell’uomo, lei percepisce il peso del mondo che è costretta a sopportare sulle spalle ancora prima che il sesso opposto si crei un’identità come essere umano.
La natura le da la consapevolezza e la forza di poter essere il pilastro portante di una società che molto spesso l’ha vista in difetto, e allo stesso tempo la plasma, durante la sua esistenza, in modo che possa diventare compagna di vita e madre non solo fisicamente ma soprattutto nello spirito. Ed è proprio questo carattere ancestrale che da senso al mondo e collabora affinché l’uomo non si perda definitivamente nella pazza idea di autodistruggersi.

Così fu per Vittoria Atzeni che, in un tempo che iniziava a macchiarsi di sangue per la seconda volta in quaranta anni, dava il via al suo apprendistato per diventare donna, madre, moglie, il quale sarebbe durato per tutta la vita.
Come Salvatore, anche lei nacque e crebbe in quella conca di basalto tra fiumi e cespugli spinosi, da una famiglia ricca nell’anima ma non altrettanto benestante  per quanto riguarda l’aspetto materiale. Per tutti e due questo non sarebbe mai stato un problema, poiché avrebbero conosciuto ben presto un altro tipo di ricchezza, quella che un amore sincero può offrire: la ricchezza del cuore.
Lei a quel tempo cresceva come Salvatore, con obblighi e doveri dai quali non si poteva sfuggire, e mentre per lui il tempo veniva scandito dal sole che batteva imperturbabile sui campi di grano, per lei era cadenzato dal rumore del telaio e dell’orbace bagnata che veniva sbattuta sulle rocce.

E quando lui iniziò a scoprire il suo corpo da adulto tra peli di barba e foruncoli, lei aveva già capito quale sarebbe stato il suo posto nel mondo.
Ma lo capì veramente quando Salvatore si presentò al suo cospetto, rosso in faccia come un peperone, con l’intento di strapparle un sorriso e perché no, anche un bacio.

Dopo che passarono diversi anni da quando solevano giocare insieme, Salvatore in un periodo cruciale della sua vita, alla fine del 1935, a suo modo dichiarò il suo amore. Un amore strano, dettato più che altro dal ronzare instancabile dei suoi ormoni. Un amore giovanile provato da un uomo nello spirito che combatteva con il suo corpo da ragazzo, mentre la sua mente cercava di capire come avesse fatto Dio a creare una essere perfetto come la sua Vittoria.

In quel giorno di dicembre lui provò a parlare senza riuscirci con il cuore che batteva come se fosse impazzito, mentre dentro di sé si scioglieva ogni qual volta alzava lo sguardo e trovava i suoi occhi che lo fissavano come se attendessero qualcosa di grande da quel povero piccolo uomo imbarazzato,  ridotto a un bagno di sudore. Salvatore, come abbiamo già detto, era un uomo di poche parole, taciturno, persino quando avrebbe voluto rinnegare questa sua natura davanti alla sua giovane amata. Ma dove non arriva un uomo arriva sicuramente la donna, così che senza indugi, oppure per meglio dire, senza troppo malcelato imbarazzo, Vittoria tirò a sé il suo prode e impacciato cavaliere e gli diede un bacio sulle labbra che fece finalmente sciogliere i nervi tesi del giovane Salvatore. In un primo momento rimase spiazzata dal suo gesto, non riuscì a capire perché lo fece, poiché lei in principio non si sentì complice di quel gioco di sguardi che mandò il ragazzo fuori controllo, ma quando ci rifletté la notte, a mente lucida, capì che qualcosa di più forte della sua volontà la spinse a prendere tra le braccia quel giovane senza parole, e dal giorno non lo lasciò più andare.

Passò poco tempo prima che i due si perdessero in quel sentimento così puro nato in un mondo incontaminato, all’oscuro del male che si insediava pian piano in ogni dove.

“Non posso dimenticare quando per la prima volta mi sentii suo, non di qualcun altro a caso, ma suo solamente. Con lei ho scoperto un mondo che nessuno mi avrebbe mai potuto spiegare perché sarebbe stato il mio mondo. Mio e suo. Quando per la prima volta mi toccò il viso con una carezza dimenticai persino il mio nome. Il suo fu un gesto delicato come se le sue mani avessero la consistenza di lenzuola di seta. Quando cavalcò la mia pelle con il tocco leggero delle sue dita mi sono sentito amato e dal giorno ho amato anche io, solo lei, per sempre.”
Vittoria toccò il suo viso coperta dall’oscurità della notte. Scese lentamente lungo la guancia fino a perdere il contatto con la ruvida pelle dell’uomo alla fine del collo. Salvatore guardò la sua mano allontanarsi e, senza indugiare un solo istante, la prese e la strinse al suo petto. Il cuore batteva  forte sul torace mentre gli occhi di lei solcavano la sua carne giovane che si abbandonava alla passione. Vittoria sussurrò parole dolci al vento che scuoteva le fronde di grandi lecci che riparavano i due amanti fuori dal villaggio. Salvatore ascoltò le sue parole in rigoroso silenzio. Quel silenzio che solo chi sa ascoltare può conoscere.

Lei si avvicinò a lui e con le dita gli accarezzò la pelle stanca. Lui si perse tra il profumo dei suoi capelli e le sfiorò delicatamente il corpo, corroso dalla paura di poter rovinare quella bellezza immacolata con quelle sue mani serve della terra. Vittoria si abbandonò all’amore e trascinò con sé Salvatore che la seguì in silenzio nella danza passionale di chi suggella i propri sentimenti al chiaro di luna.
“Ho avuto paura, poiché era notte, che quel momento con lei fosse solo un sogno, troppo dolce per poter essere reale”.
Salvatore e Vittoria quella notte stipularono un patto  non formale che li avrebbe visti legati per il resto dei loro giorni. Il tempo, lo spazio, il mondo al di fuori di quella cinta rocciosa sembrò non esistere, ed era bello pensare che non ci fosse nient’altro, oltre a loro, che potesse minacciare quella nuova vita.

Ma nonostante le loro convinzioni, il tempo, imperturbabile, non si placò nemmeno per un istante nel suo percorso. Così che passarono i giorni, le settimane, le stagioni e di conseguenza anche gli anni.

Anni che lasciarono un solco profondo nella vita di quei due ragazzi che si preparavano a essere poveri naufraghi alla deriva su una piccola scialuppa che portava il nome del loro amore, sballottata da una parte all’altra in un mare in tempesta.

Erano tempi quelli dove le due grandi dittature d’Europa si preparavano a stipulare un patto, un patto d’acciaio, che diede effettivamente inizio a una danza infernale che vide protagonista anche il nostro Salvatore.

Il mondo che sembrava non si aspettasse niente da quei contadini dimenticati nelle loro alture, alla fine chiese il conto da pagare per aver vissuto in pace per troppo tempo. Così che nel 1940 una lettera svegliò Salvatore dal suo sogno romantico e lo riportò alla vita reale, a quella che si viveva fuori dal suo villaggio. Una lettera che portava il sigillo del re, arrivata proprio quando lui aveva appena iniziato ad essere quell’uomo che tanto cercò di essere molti anni prima.

La lettera diceva che…


INDICE DELLE PUBBLICAZIONI:

Rotta sbagliata sulla “Vittor Pisani” - 1

Rotta sbagliata sulla “Vittor Pisani” - 2

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