IN Breve

Fantasmi: L’ultimo dei Padrini Messina Denaro

  • Scritto da Effe_Pi

La cattura di Matteo Messina Denaro apre la strada a una serie di riflessioni e una ricostruzione della carriera criminale del boss mafioso.

La seconda parte della storia di Messina Denaro a cura di Serpico

Cosa Nostra è in difficoltà e in una fase di riorganizzazione. Il cambiare pelle e inabissarsi fa parte del suo DNA. Non si conoscono i nomi dei boss che guidano attualmente famiglie e mandamenti. Gli equilibri e le alleanze nell’organigramma sono sconosciuti ai più. Riina, negli ultimi anni di detenzione venne intercettato e si lasciò sfuggire (o forse no) una frase che accusa Matteo Messina Denaro di occuparsi solamente dei suoi affari, fregandosene dell’organizzazione, ormai decimata da morti e uomini d’onore sepolti da ergastoli. I Riina e i Bagarella sono tutti morti o in carcere, così pure i Madonia di Resuttana e i Graviano di Brancaccio.

Le famiglie trapanesi invece sono vive e vegete e sempre più ricche e potenti. Esercitano il loro potere con discrezione e senza far rumore. Hanno rapporti privilegiati con uomini delle istituzioni e delle professioni. La nuova borghesia mafiosa non ha più bisogno di far cantare mitra e lupare per le vie di paesi e città.

I loro figli studiano nelle università di tutto il mondo, sono ricchissimi e presentabili nei salotti che contano. Naturalmente i loro metodi sono sempre quelli che contraddistinguono l’organizzazione mafiosa. Potere dell’intimidazione forte del vincolo associativo, capacità di esercitare la violenza e la prevaricazione e di viziare il consenso attraverso un controllo capillare e pressante del territorio.

Matteo Messina Denaro è l’ultimo depositario dei segreti più inconfessabili che stanno alla base della strategia terroristica corleonese degli anni 90. Chissà se tra le sue mani sarà passata l’agenda rossa di Borsellino e chissà se è in possesso dell’archivio di Riina (che nessuno ha mai visto e a patto che esista) Non collaborerà mai con la magistratura, per questioni di onore e di continuazione della specie criminale che rappresenta!

Gli affari, i rapporti privilegiati con il potere saranno garantiti per il futuro solo se Matteo Messina Denaro porterà nella tomba tutti questi segreti che potrebbero far scricchiolare la più solida delle democrazie. Morto un boss se ne fa un altro, come i Papi! Perché “U Siccu” terreno è giunto alla fine, minato dalla malattia. E’ figlio del suo tempo ed è l’ultimo dei Padrini del periodo più feroce della storia di Cosa Nostra e del nostro Paese.

Il suo arresto, stranamente avvenuto in clinica e non nel covo-appartamento, appare frutto di un tradimento, di un sacrificio piuttosto che una trattativa alla quale uno Stato democratico non dovrebbe mai abituarsi. Fatto salvo ovviamente del duro lavoro e della professionalità di tanti investigatori che a rischio delle loro viste stesse, spesso ignari e inconsapevoli dei giochi di potere. La sua uscita fuori dalla clinica, senza manette non rappresenta una resa incondizionata ma un segnale da captare.

 “Sono finito, mi resta poco da vivere, non collaborerò, capitolo chiuso”. Bisognerà capire se le sue condizioni di salute siano compatibili con il carcere, che incredibilmente è riuscito sempre ad evitare durante la sua dissennata esistenza!

Foto: brian.ch su Flickr