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Boom del turismo in Sardegna, ma è sostenibile?

  • Scritto da Effe_Pi

Uno studio di Banca Intesa dice che sono arrivati nell'isola 9 miliardi, ma quanti nelle tasche dei sardi? e a che prezzo per il territorio e la salute dei residenti?

La Sardegna, come molte altre regioni italiane, ha fatto il pienone in questa seconda estate di Covid: ma è un turismo sostenibile per la popolazione e per il territorio, quello che ormai ogni anno arriva in massa in particolare sulle coste dell'isola? gli episodi di "turismo cafone" ci sono sempre stati e sembrano moltiplicarsi, complice la visibilità data dalla rete internet al malcostume; dall'affollamento di barche e barchette alla Maddalena, agli assembramenti che hanno favorito un nuovo boom di contagi da virus - e ora si rischia la zona gialla e inizio settembre - fino ai tanti danneggiamenti ai nostri monumenti naturali e ai furti di sabbia, conchiglie, rocce e ora perfino stalattiti.

Secondo uno studio di Intesa Sanpaolo, ad attrarre le persone in Sardegna è soprattutto la "qualità" delle strutture, con una percentuale di offerte di lusso a 4 e 5 stelle (60%) parecchio superiore alla media italiana, che si ferma al 40%. Un turismo per ricchi, insomma, cui spesso viene contestato di non portare ricchezza ai sardi ma solo a chi possiede questo circuito "esclusivo" di alberghi, ristoranti, locali, in un circolo vizioso che sfrutta il territorio senza portare benessere. Altri punti di forza sarebbero poi l'ambiente - messo a rischio da vandali, erosione ed eccesso di presenze - e le produzioni agroalimentari certificate Dop e Igt.

Il turismo in Sardegna vale il 15,7% del prodotto interno regionale, contro una media nazionale dell'11,8%, ovvero sono 9 miliardi di euro che entrerebbero nell'isola, ma nelle tasche di chi? Questo l'istituto bancario non lo specifica, ma parla di un "business troppo importante, e un caposaldo della fragile economia dell'isola, che in questa estate post pandemia ha puntato tutto sulla voglia di vacanze". Finora, nell'estate 2021, si sono contate circa 8 milioni di presenze, in prevalenza viaggiatori italiani: si punta a chiudere a 10 milioni, scommessa "che si può vincere solo a patto di intercettare una corposa quota di stranieri per settembre e ottobre". Restrizioni permettendo, ovviamente.

A usare toni al limite del trionfalistico è l'assessore regionale al turismo, Gianni Chessa, secondo cui "i dati sull'estate 2021 sembrano davvero positivi, come avevamo previsto. Di sicuro sopra la soglia di 2016, 2017 e 2018, con un gran recupero anche sul 2019" che è stato un anno record. "E' stata una stagione di forte ripresa turistica in tutta l'isola, da nord a sud, e questo fa la differenza per la nostra economia. Non è cosa da poco, c'è una pandemia mondiale in corso, e quindi è già una fortuna poter parlare di recupero", aggiunge Chessa, annunciando l'intenzione di investire sulla formazione del personale attraverso gli albergatori, da ottobre ad aprile, "perché il turismo ha bisogno di questo, gli operatori devono imparare bene il lavoro e almeno una lingua straniera". Nessun cenno insomma alla sostenibilità, al rischio di deturpare il territorio e a quello per la salute dei sardi, che dalla settimana prossima saranno probabilmente sottoposti a restrizioni anti Covid.