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Intervista a Silvio Lai, Partito Democratico

  • Scritto da Effe_Pi

Le INterviste di IteNovas.com sulle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Quattro domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale. 

Intervista ad un protagonista delle prossime Elezioni politiche del 4 marzo, in particolare un candidato nei collegi della Sardegna. Oggi risponde alle nostre 4 domande Silvio Lai, candidato con il Partito Democratico a sostegno della coalizione di centrosinistra nel collegio uninominale di Sassari della Camera dei deputati.

Qual è la novità di queste elezioni? Perché un sardo deluso dovrebbe recarsi alle urne?

Perché queste elezioni sono di fondamentale importanza per il futuro del nostro Paese. Il centro sinistra anche in questa legislatura, come già avvenuto in passato e come accaduto in regione, ha dovuto lavorare i primi tre anni per cercare di rimettere in sesto l’Italia dopo i disastri creati dal governo Berlusconi. Siamo arrivati a pagare 160 miliardi di interessi passivi all’anno, se si tiene conto che tutto il nostro sistema universitario costa all’anno 7 miliardi di euro capiamo il baratro nel quale era finito il nostro Paese. Noi, dopo aver ridotto quel debito e aver fatto ripartire l’Italia, abbiamo ricominciato a investire negli ultimi due anni. Gli italiani e i sardi non possono riconsegnare il governo a chi ha creato quei danni e quel dissesto finanziario, oppure affidarsi a chi fa dell’incompetenza un valore, a chi parla di vaccini dopo aver letto qualcosa su internet e ritiene di potersi confrontare alla pari con laureati in medicina o addirittura con premi Nobel. Certo si può e si deve fare di più. La priorità ora è aiutare singoli e famiglie che non hanno ancora avuto riscontri positivi dall'enorme lavoro fatto per uscire dalla crisi. Passo dopo passo, con responsabilità e misure concrete, occorre fare questo.
Abbiamo recuperato una credibilità in Europa che non possiamo e non dobbiamo perdere e l’unico modo è proseguire il percorso avviato dal centro sinistra.

Per la Sardegna serve autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché?

Sono convinto che per la Sardegna la direzione sia quella dell’Autonomia ma credo che soprattutto la Sardegna abbia bisogno di certezza e concretezza. Si rischia di fare discussioni inutili intorno a parole vuote e fin troppo impegnative dimenticando che per la Sardegna le priorità sono la crescita, il lavoro, i diritti e il turismo. Su questo occorre concentrare gli sforzi. Chi evoca quelle parole solo fino a poco tempo fa voleva vendere la Sardegna ai russi e agli americani e si vergognava del Sud e della nostra Terra. Poi ci sono stati quelli che hanno gridato onestà e rivoluzione amministrativa e sappiamo come è finita. Serve ben altro dunque a cominciare dalla serietà dei ragionamenti mettendo al centro di qualsiasi azione il benessere della nostra isola, quella di ogni singolo individuo e delle famiglie. Senza slogan

Cosa ritiene di poter fare in Parlamento per i suoi concittadini di un’isola troppo spesso dimenticata?

Ritengo di poter continuare a mettere a disposizione l’impegno e i risultati ottenuti nella scorsa legislatura. Voglio ricordare che Confartigianato mi ha indicato come uno dei parlamentari sardi più vicini ai bisogni delle imprese e dei lavoratori e che nei giorni scorsi la classifica dell’indice di produttività della fondazione Openpolis mi ha inserito al sesto posto su 311 senatori. Questo è il frutto di un lavoro costante e di un’attenzione massima a difesa e a tutela del mio territorio e della mia Regione. In Parlamento si sta per fare cose e non per opporsi. Molte delle conquiste per la Sardegna anche attraverso la legge di bilancio e la legge per il Mezzogiorno, di cui sono stato relatore, sono passate con il voto contrario dei nostri competitori

Cosa pensa di insularità e Zona franca? Sono soluzioni praticabili che possono essere proposte alle camere?

Sull’insularità abbiamo conquistato un primo importante traguardo con il riconoscimento degli svantaggi dell’insularità inserito nell’ultima legge di bilancio. C’è stato anche un primo simbolico stanziamento, certo non basta ma è stato comunque stabilito un principio giuridico di cui sin dovrà necessariamente tener conto.
Quella della istituzione della zona franca integrale in Sardegna invece è stata una grande finzione servita a Cappellacci per cercare di recuperare gli ultimi mesi del suo mandato qualche voto in più. In realtà lui stessa sapeva benissimo che quella proposta era ed è irrealizzabile in Sardegna. Altra cosa invece è l’istituzione delle ZES, le Zone Economiche Speciali che in questa legislatura abbiamo approvato e che potranno essere istituite anche in Sardegna. Si tratta di aree a burocrazia zero e nelle quali vengono creati dei corridoi doganali semplificati ed accelerati. In questo modo i territori che le ospitano possono avere indubbi vantaggi economici ed occupazionali grazie alle agevolazioni previste per le imprese che si insediano nelle ZES.