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Cannabis medica: l’Italia brucia la sua e poi la compra all’estero

  • Scritto da Effe_Pi

Il prodotto delle sperimentazioni sull'erba terapeutica per legge viene distrutto, ma poi si acquistano dall'Olanda e altri paesi farmaci per malattie come la sclerosi multipla, pagandoli anche 35 euro al grammo.

L’Italia brucia la cannabis medica che produce ma è poi costretta ad importarla dall’estero, spendendo milioni di euro. È uno dei tanti paradossi del proibizionismo che ha imperato nel paese negli ultimi decenni, secondo cui lo stato fa distruggere l’erba prodotta da strutture pubbliche autorizzate alla sperimentazione, perché sarebbe illegale usarla per prodotti farmaceutici come quelli contro la sclerosi multipla, ad esempio, mentre con “l’altra mano” le stesse istituzioni acquistano in Olanda e altrove quei farmaci, pagati anche 35 euro al grammo, come denunciato nei giorni scorsi da un’inchiesta de L’Espresso. Peraltro, anche bruciare la cannabis prodotta dal Cra (Centro di ricerca in agricoltura), come è stato fatto a Padova, ha un costo di altre migliaia di euro, aggravando la natura di un paradosso denunciato anche a livello politico.

Tra coloro che ne parlano, c’è “Possibile”, che ha presentato di recente una proposta di legge per legalizzare la Marijuana, e il deputato di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia, che la considera una storia “da enciclopedia della follia proibizionista”, aggiungendo che il costo di 35 euro al grammo per farmaci d’importazione come Bedrocan (per la sclerosi) in molti casi va moltiplicato, visto che la dose giornaliera può arrivare “anche a 10 grammi al giorno”, e conclude chiedendosi se tutto ciò possa “sembrare normale a chiunque non sia Giovanardi?”. Il movimento di Pippo Civati, poi, attacca anche la Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, accusata di aver compiuto “un pessimo tentativo di reintrodurre, di fatto, la normativa sulla cannabis della Fini-Giovanardi abrogata recentemente dalla Consulta”. Quel che è peggio, prosegue “Possibile”,  è che tutto questo “è avvenuto nel segreto di un consiglio dei ministri (e non in parlamento, come si converrebbe, per temi di questa portata) dove, a quanto riportano oggi diversi giornali, ci sarebbe stato un durissimo scontro con il Guardasigilli, Orlando, che per nostra fortuna si è fortemente opposto alla proposta della titolare del dicastero della sanità”.

Sarebbe stato quindi un vero e proprio “colpo di mano”, quella della Lorenzin, per riscrivere di fatto, e “tramite decreto”, la normativa sugli stupefacenti, “togliendo nuovamente la differenziazione tra droghe leggere e pesanti, oggetto della sentenza della Consulta”.  Il comunicato ricorda che ormai anche la stessa ONU “dopo decenni di atteggiamenti e legislazioni proibizionistiche, si stia negli ultimi tempi convincendo che molto probabilmente queste sono state almeno concause del problema droga, e che sia invece arrivato il momento di mettere in atto politiche diverse, di depenalizzazione completa, di sperimentazione, di riduzione del danno e di legalizzazione”. L’approccio proibizionistico avrebbe infatti dimostrato tutta la sua “inutilità e dannosità” sotto qualsiasi livello di analisi, e del resto il fatto che nel mondo ci si muova diversamente, dall’Europa con i Social Club fino agli Stati Uniti e all’Uruguay, sembra una prova che la direzione scelta da noi stia diventando sempre più antistorica.