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Intervista a Michela Onnis, Potere al Popolo

  • Scritto da Effe_Pi

Le INterviste di IteNovas.com sulle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Quattro domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale.

Nuova intervista ad una protagonista delle prossime Elezioni politiche del 4 marzo, in particolare una candidata nei collegi della Sardegna. Oggi risponde alle nostre 4 domande Michela Onnis di Potere al Popolo, candidata nel collegio uninominale di Oristano per la Camera dei deputati.

Qual è la novità di queste elezioni? Perché un sardo deluso dovrebbe recarsi alle urne?

Le novità di queste elezioni sono due:
Una è sicuramente la nuova legge elettorale, Il Rosatellum legge elettorale approvata nel 2017 che va a sostituire l’Italicum.
Una legge che, ancor più delle leggi elettorali precedenti, toglie democrazia, nel senso che non dà alcun potere di scelta al popolo che viene chiamato a mettere una croce sul simbolo senza poter esprimere alcuna preferenza.
Ma la vera novità di queste elezioni è Potere al Popolo, un movimento partito dal basso attraverso assemblee, attraverso la redazione collettiva di un programma condiviso.
Una lista che ha scelto come portavoce una giovane Donna come Viola Carofalo, una lista che si presenta tra tutti i partiti presenti con più donne come capolista, una lista che ha scelto i candidati tra migliaia di persone in libere assemblee.
Un sardo deluso si deve recare alle urne perché attraverso Potere al Popolo possiamo costruire, tutti insieme, la Sardegna che vogliamo, la Sardegna del futuro.

Per la Sardegna serve autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché?

La stagione dell’autonomia è superata, bisogna tendere all’autodeterminazione del Popolo Sardo, con nuovi strumenti di sovranità per la nostra Isola in ambito fiscale ed economico ma anche in ambito legislativo. Un cambiamento profondo che mira al rinnovamento della classe dirigente con un governo che metta in campo soluzioni vere, oneste, coraggiose ed efficaci.
La Sardegna ha diritto di essere una terra di pace. La Sardegna subisce uno sfruttamento di tipo coloniale con una presenza abnorme di presenze militari (poligoni, arsenali, fabbriche di bombe, basi militari di ogni genere) anche questa è autodeterminazione, il popolo sardo è un popolo pacifico che ha il diritto democratico all’utilizzo pieno della propria terra.
La vicenda della Catalogna ci insegna che autodeterminazione dei popoli non è un concetto reazionario, tutt’altro, reazionario è un certo centralismo del potere e delle politiche. 

Cosa ritiene di poter fare in Parlamento per i suoi concittadini di un’isola troppo spesso dimenticata?

Se dovessi essere eletta, farò sicuramente del mio meglio per rappresentare la Sardegna mettendo in campo tutte le mie competenze per far uscire dall’isolamento e dalla frammentazione il Popolo Sardo, per far sentire la voce di chi resiste, e mettere in evidenza i bisogni del mio Popolo.
Con Potere al Popolo continueremo a fare, durante e dopo l’appuntamento elettorale, quello che abbiamo sempre fatto: essere attivi sui nostri territori con un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni.

Cosa pensa di insularità e Zona franca? Sono soluzioni praticabili che possono essere proposte alle camere?

La Sardegna è stata dichiarata Zona Franca in quanto isola lontana e spopolata nel D.lgs n.75/1998 nel quale sono richiamati due regolamenti comunitari (CEE) in cui sono disciplinate le Franchigie Fiscali applicate attraverso l’art 92 del Trattato di Roma.
Compensazioni fiscali che spettano alla Sardegna ai sensi dell’art 85 del Trattato di Roma in cui si sancisce il rispetto della libera concorrenza e del libero mercato, dando ad ogni popolo il diritto e le opportunità di crescita economica.
Ma nonostante la Sardegna sia titolare di tale diritto gli è stato imposto un regime fiscale che non tiene conto di questa normativa.
Quindi, penso che, come rappresentanti politici di un territorio dobbiamo batterci per i nostri diritti e ancor di più per quelli maggiormente sentiti dalla popolazione, come la Zona Franca e l’insularità.