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Migranti: vittime, bagni separati e Interrail

  • Scritto da Paolo Ardu

Mentre ricorre l'anniversario della strage di Lampedusa di 3 anni fa e il film italiano sulle migrazioni è candidato all'Oscar, la Sardegna si scopre razzista con due bambini.

 Il 3 ottobre di tre anni fa a largo dell'isola di Lampedusa affondò un'imbarcazione carica di migranti provenienti dalla Libia. Erano soprattutto eritrei che scappavano dalla guerra. Morirono in 366 e quella strage di fronte alle coste italiane, la più grande mai vista fino ad allora portò all'operazione Mare Nostrum.
La missione umanitaria italiana, prima e unica missione promossa da un governo nel Mediterraneo, ha salvato oltre 120mila persone in poco meno di un anno.
Per conservare la memoria delle stragi è stata così istituita la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione. E proprio lunedì 3 ottobre ben diciotto interventi di Guardia costiera, Marina militare e navi di organizzazione non governative come Moas, che imbarca i medici di Emergency, Sos Mediterranée e Medici senza Frontiere, hanno salvato quasi 6mila persone.

Ad oggi oltre 10mila in due giorni, con l'appoggio della Marina irlandese e di Frontex. E mentre proseguono gli sbarchi e l'Italia cerca di dare i nomi a quelle vittime, come ha magistralmente raccontato il regista Gianfranco Rosi in “Fuocoammare”, l'Europa dopo il consiglio informale dei capi di stato a Bratislava ha messo da parte ogni idea di una politica migratoria condivisa. Prevale così quella dei muri e del rifiuto delle quote, più forte tra alcuni paesi dell'Est (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia). Un processo di chiusura dei confini che, inoltre, come racconta la rivista scientifica Nature, sta cambiando anche la vita di orsi, lupi, linci e cervi rossi e potrebbe violare gli accordi internazionali sulla conservazione, come la direttiva “habitat” della Commissione europea.
Al netto del progetto securitario che coinvolge la Turchia e un Trust Fund con l'Africa dal costo di 15,3 miliardi, tra il 2014 e il 2016 l'Europa ha speso 1,7 miliardi di euro (dati Overseas Development Institute, ong britannica) per costruire frontiere interne all’Ue (tra muri, apparecchi tecnologici e armamenti). Così dalle rivoluzioni che nel 1989 abbattevano i muri nell'Europa centrale e orientale, l'unificazione del continente sta facendo ampi passi indietro.

“Il muro che puoi fare in filo spinato o in mattoni non è altro che il muro mentale che porti in te" – ha raccontato lo scrittore Andrea Camilleri al giornalista Domenico Iannacone. E talvolta questi muri vengono eretti a pochi metri da casa, ad esempio in una scuola di Cagliari. Qualche settimana fa due bambini di 9 e 11 anni, uno proveniente dall'Egitto e l'altro dall'Etiopia, rifugiati “non accompagnati” (dai genitori, perché orfani o perché gli stessi genitori hanno deciso allontanarli dalla guerra) sono stati accolti nella scuola elementare paritaria delle suore Mercedarie, istituto scolastico privato.
Per alcune settimane madri e padri degli altri bambini hanno protestato per la loro presenza e per il “rischio sanitario”, la paura che fossero malati. Dalle minacce di portare via da scuola gli altri bambini, due famiglie sono passate ai fatti. Pur ferme nell’accoglienza le suore hanno così deciso di farli andare “precauzionalmente” in bagni diversi.

Le famiglie, nonostante abbiano visto anche le cartelle cliniche dei minori, non si sono fidate delle suore e, per estensione quindi nemmeno del personale medico e sanitario che da alcuni anni, da quando è iniziata la crisi migratoria, effettua i controlli su chi è appena sbarcato vivo dopo quei viaggi disperati, il più delle volte disidratato e debilitato quando non in fin di vita, come ampiamente documentato.
Marina Bardanzellu e Antonella Taccori sono le due avvocatesse a cui il Tribunale per i minorenni ha affidato i piccoli stranieri, che hanno deciso di iscriverli ora alla scuola parificata. “I compagnetti sono stati poco socievoli – ha raccontato Taccori – il comportamento degli altri ragazzini, evidentemente, riflette ciò che hanno sentito dire in casa dai loro genitori. La mia collega già da qualche giorno sapeva che i bambini frequentavano bagni diversi, io l'ho scoperto solo due giorni fa”. Questi genitori evidentemente non sanno o non credono che alcuni migranti abbiano ripulito piazza Matteotti e che a luglio, con lo sbarco di 931 migranti, è aumentato lo sforzo delle Asl (Cagliari e Oristano) sui controlli sanitari.

La notizia, ripresa in questi giorni da diversi giornali e telegiornali nazionali, ha fatto il giro del mondo, dalla Francia all'Argentina passando per il britannico Telegraph e il quotidiano Metro, distribuito gratis nella metropolitana di Londra e in tutte le stazioni del trasporto pubblico del Regno Unito. “I bambini rifugiati forzati a utilizzare servizi igienici separati in una scuola italiana” oppure “Sardegna: bagni separati per dei bambini migranti”, frasi che suonano più come un ritorn dell'apartheid che come provenienti da un paese civile. Come raccontarlo ad uno straniero che ama l'isola?
“L'episodio, di per sé gravissimo, lo è ancora di più” – ha spiegato la presidente dell'Ordine degli psicologi della Sardegna, Angela Quaquero – “se si considera che va ad incidere su un'età, quella evolutiva, nella quale restano tracce indelebili (…), soprattutto sul versante della maturazione affettiva e dell'intelligenza emotiva”. “Se la scuola cede alla discriminazione, alle paure incontrollate e al pregiudizio, è una sconfitta per tutti” – ha commentato Ivo Vacca, segretario regionale della Flc Cgil. Gesti che danneggiano “tutti i bambini, perché privati della possibilità di crescere in un clima di confronto e convivenza multiculturale”. Già, i bambini. Futuri adolescenti e poi adulti.
Intanto, nell'Europarlamento, per sconfiggere il populismo da un lato e la paura del diverso dell'altro, il Partito popolare ha proposto per ogni 18enne un “free pass” per il celebre Interrail, il viaggio in treno attraversando fino a 30 paesi durante diverse settimane. Ma c'è un problema. Col costo del biglietto che oscilla tra 200 e 469 euro servirebbero 1,5 miliardi di euro (fonte El Paìs). Poi dicono che i populisti sono i giovani. Meglio un pass per il futuro, grazie.

Foto: Pixabay | CC0 Public Domain