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Angelo diventa il simbolo del ritorno nella società dei detenuti minori

  • Scritto da Effe_Pi

Un film e un progetto per aiutare i giovani che si trovano nella comunità ad entrare nel mondo del lavoro, oggi la presentazione a Roma.

Non è solo questione di essere buoni, recuperare alla società i detenuti conviene anche in termini economici e di sicurezza. Lo dicono tutti gli indicatori, oltre alla Costituzione italiana, ed ora partendo da un film prodotto dalla Rai un progetto vuole favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei minorenni che si trovano privati della libertà per i reati commessi. Ci prova Alveare per il Cinema, che ha girato “Angelo, una storia vera”, pellicola partita da una serie web, che racconta la vicenda di un giovane ospite della comunità ministeriale di Lecce, sottoposto alla misura della “Messa alla prova”, percorso di reinserimento nella società che in caso positivo si conclude con l’estinzione del reato. L’obiettivo è portare i tanti Angelo d’Italia sui banchi di scuola o nel mondo del lavoro, e per farlo si chiede l’aiuto delle istituzioni pubbliche e dei privati: alla presentazione di Roma saranno sullo stesso palco il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, e il rettore della scuola Campus Etoile Academy di Tuscania, Rossano Boscolo, che ha offerto una borsa di studio ai ragazzi che seguono percorsi simili a quello raccontato nel film.

Nell’aula magna dello storico istituto Galileo Galilei della capitale, oltre a vedere il film su Angelo stasera si parla proprio di questo: il sottosegretario Migliore rivendica i risultati dei governi di questi anni ricordando che “il carcere passa per essere un tema che porta poco consenso, ma in questa legislatura stiamo provando a sfidare il tabù e l’ex premier Matteo Renzi è stato il primo Presidente del Consiglio a recarsi in visita ad un carcere, quello di Padova” e aggiunge che un elemento per cambiare mentalità è “proprio la messa alla prova raccontata in questo docufilm. Da quando sono in carica, il numero delle persone sottoposte a misure alternative alla detenzione è passato da 22-23mila a 41mila, con una grande ricaduta anche in termini di sicurezza”. Più pene alternative, quindi, ma anche un sistema della giustizia minorile che, racconta il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, tende “a privilegiare interventi di servizio sociale ed educativi nell’area penale esterna, ritenuti più consoni al processo educativo e di recupero”. Un’impostazione “da sostenere e incentivare con particolare attenzione al processo di inserimento nel mondo del lavoro, anche mediante progetti come questo”.
La prima impresa ad aderire è stata la Campus Etoile Academy di Tuscania, il cui rettore Rossano Boscolo ricorda che “Imparare un mestiere è l'unica arma di riscatto sociale per i tanti giovani ex detenuti” e la scuola farà quindi “la sua parte”, offrendo “a uno degli ex detenuti della comunità ministeriale di Lecce un ingente borsa di studio affinché possa intraprendere un percorso di alta formazione e approcciarsi a testa alta alla professione del cuoco".
Il tutto è sintetizzato dal fondatore di Alveare (e ideatore del progetto), Paolo Bianchini, secondo cui “quando a fine pena quel cancello si apre davanti al giovane, lui conosce una sola strada, quella che lo ha portato oltre quelle sbarre.  Impediamo la recidività, accompagnandolo verso l'altra strada, quella della legalità”.
Una soluzione che conviene anche in termini economici, visto che oggi lo stato spende in totale oltre 8 milioni di euro al giorno per il mantenimento di tutti coloro che si trovano in carcere, e recuperando alla scuola e al lavoro i più giovani questa cifra può essere sicuramente abbattuta. Tutto come da Costituzione, peraltro, visto che l’articolo 27, comma 3, recita: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.