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Mafia: in Sardegna sbarcano i boss al 41 bis

  • Scritto da Effe_Pi

Carcere OristanoPolemica per l'arrivo nelle carceri dell'isola di alcuni boss tra i più pericolosi, ma la criminalità c'è da tempo.

La mafia arriva in Sardegna: oppure c'è già da tempo? è la domanda che viene spontaneo porsi quando esplodono polemiche come quella di questi giorni sull'arrivo di molti condannati per criminalità organizzata nelle carceri dell'isola, in particolare in quella di Oristano (o meglio Massama). A denunciare il fatto con forza è stato il deputato Mauro Pili, recentemente uscito dal Pdl di Berlusconi per fondare il movimento Unidos, ma se è vero che a nessuno piace avere sul proprio territorio (seppure dietro le sbarre) alcuni dei peggiori boss criminali degli ultimi decenni, è anche vero che bisogna esaminare il problema in maniera complessiva, andando a vedere, ad esempio, chi è stato a decidere di concentrare questi pericolosi mafiosi in Sardegna e considerando anche che le infiltrazioni mafiose, nell'economia e nella società sarda, ci sono da tempo, e contro queste bisognerebbe lottare prima ancora che contro l'arrivo dei boss nelle nostre prigioni.

Pili denuncia l'arrivo ad Oristano di un gruppo con alcuni tra i più importanti mafiosi siciliani: "C'è il boss dei due mondi, il capo clan che ordinò la strage di San Valentino - attacca il deputato - il capo cosca dei trapanesi, il capomafia di Brancaccio, il boss di Mergellina, figlio del Padrino Orlando, sino al grande pentito di mafia che conosceva tutti i segreti della camera della morte. Sono giunti in gran segreto in un volo charter che qualche giorno fa denunciai come nuovo sbarco di mafiosi". Peccato che l'arrivo dei mafiosi nell'isola si basi su una legge del 2009, la numero 94, proposta dal Pdl, lo stesso partito in cui Pili militava fino a qualche settimana fa, e votata compattamente da tutta la maggioranza di centrodestra con l'opposizione altrettanto compatta delle opposizioni di centrosinistra (Pd in particolare). In questo testo si invitano le autorità ad allocare preferibilmente in aree insulari “i detenuti per mafia sottoposti a regime speciale di detenzione”, come sono appunto i mafiosi sottoposti al regime del 41 bis. Insomma questo redivivo "ti sbatto in Sardegna" è frutto proprio del lavoro del governo guidato da Silvio Berlusconi che il deputato sardo oggi così duro verso l'arrivo dei detenuti "eccellenti" sosteneva con convinzione se non con entusiasmo.

Il problema è sicuramente serio, propaganda a parte, e lo dimostra anche la denuncia che qualche mese fa hanno fatto i magistrati impegnati in operazioni antimafia in Sardegna, in particolare nella zona Nord: secondo loro, c'è il rischio che chi visita i detenuti venga a sondare il territorio e la sua "permeabilità criminale, a stringere rapporti di conoscenza che sarebbero poi pronti a intensificare con chi ha disponibilità economiche o potere d' influenza". Insomma, c'è il rischio concreto di un rafforzamento delle organizzazioni criminali in Sardegna, contro il quale sarebbe utile una prevenzione e rafforzamento di chi nell'isola combatte questi fenomeni, per evitare una situazione come quella che si era determinata in alcune zone del Nord Italia negli anni '70, tanto che nel 1988 il Parlamento decise che l'obbligo di dimora potesse coincidere solo "col luogo di abituale dimora". Insomma, non bastassero gli episodi di cronaca degli ultimi mesi che dimostrano la presenza mafiosa col sequestro di beni e la scoperta di grandi coltivazioni di droga, da oggi in poi bisognerà stare ancora più in guardia contro il rafforzamento di Cosa nostra in Sardegna, soprattutto nelle zone a maggior passaggio di denaro come la Costa Smeralda.