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Nel paese dei Moratti di Giorgio Meletti

  • Scritto da Effe_E

Nel paese dei Moratti di Giorgio MelettiMentre a Milano il presidente dell’Inter Massimo Moratti segue con apprensione i capricci dell’allenatore Mourinho, a Sarroch,  Daniele Melis, Luigi Solinas e Bruno Muntoni, si preparano a entrare in una cisterna.

Incipit

Il giovane saldatore Daniele Melis sorride. E' piombato a pranzo dai genitori, come capita spesso di fare. Ma stavolta ci sono novità grosse, non sta nella pelle. <<Mamma, una bella notizia! Ho trovato un lavoro>>. Lucia Comparetti, classe 1961, ricorda con tenerezza il buffo, urgente affacciarsi di suo figlio al mercato del lavoro. Si era messo d'accordo con il meccanico dietro casa: <<Vado a dargli una mano e intanto imparo il mestiere>>. In quel sorriso soddisfatto di Daniele, Lucia vede la sconfitta di una generazione: << Mio padre da ragazzino ha fatto l'apprendista panettiere, ed era pagato. Oggi i nostri figli per imparare devono lavorare gratis>>. Per Gino Melis, classe 1957, il sorriso di Daniele rivela la voglia di fare, di riscattarsi con il lavoro. Lo ripete con fierezza sorda e remota: <<Mio figlio non era certo un mandrone, non conosceva certo la pigrizia>>.
Il sabato a Villa San Pietro è giorno di pallone. Daniele, che tra una settimana compie ventinove anni, ha fretta. Ha fatto i due chilometri fino a Sarroch, si è infilato nel senso unico di via Lazio, dove i genitori abitano da un paio d'anni con i tre figli più giovani. Ha parcheggiato la sua Ford Focus tre porte grigio scuro, con mezzo bagaglio occupato da un gigantesco woofer, e sul portellone il suo bravo adesivo coni quattro mori. <<Mamma, una bella notizia! Fascia di capitano!>> E' euforico.


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26 maggio 2009. Mentre a Milano il presidente dell’Inter Massimo Moratti segue con apprensione i capricci dell’allenatore Mourinho e suo fratello Gianmarco tratta un prestito milionario con Banca Intesa, a Sarroch, in Sardegna, Daniele Melis, ventinove anni, Luigi Solinas, ventisette, Bruno Muntoni, cinquantotto, si preparano a entrare in una cisterna per lavori di pulizia e manutenzione.

Giornate molto diverse. Ma in un tragico istante diventano una cosa sola. I tre operai lavorano e muoiono alla Saras, la raffineria creata negli anni Sessanta da Angelo Moratti.

Con passione e intelligenza narrativa, Giorgio Meletti attraversa i giorni e le ore in cui si consumano i fatti e racconta gli affari dei Moratti, i dividendi della raffineria (120 milioni di euro all'anno negli ultimi cinque anni), la quotazione in Borsa della Saras a un prezzo così alto da far scattare un'inchiesta giudiziaria, le perdite dell’Inter (circa 150 milioni di euro all’anno).

Ma i protagonisti di quelle ore non sono solo i fratelli Moratti. Basta spostare appena un po’ l’obiettivo. C’è l’amico di sempre Tronchetti Provera e lo spolpamento di Telecom, Marchionne che promette tranquillità agli operai di Termini Imerese, le grandi banche all'inseguimento dei crac finanziari. L’assenza di Epifani. Tutto concentrato in poche ore, che compongono la fotografia del capitalismo italiano.

La Sardegna come simbolo di una nazione da colonizzare. L’immagine che esce è quella di un’oligarchia asserragliata a difendere i privilegi acquisiti, di un paese vecchio. A pagare sono sempre gli ultimi. I lavoratori e i cittadini prigionieri nella loro terra.