IN Breve

Meteo disastro in Sardegna:tragedia inevitabile?

  • Scritto da Effe_Pi

Ciclone SardegnaDivisi tra il dolore e il silenzio del lutto e la rabbia per le tante cose che forse potevano mitigare il disastro.

Ho appena chiuso una delle tante telefonate che mi sono arrivate tra ieri sera e oggi, di amici che mi chiedono notizie sulla Sardegna, su come stanno i miei, se ci sono danni e tutto il resto dopo il terribile passaggio del ciclone Cleopatra. I social network proliferano di messaggi di lutto per l’isola, immagini dei quattro mori listate listate a lutto e fotografie dell’alluvione che ha colpito il nostro territorio. Come sempre, in questi casi, si parla di fatalità, tragedie inevitabili e rispetto per i morti che dovrebbe portare ad evitare le polemiche, e sicuramente quando arriva un ciclone e cade più pioggia in un giorno che in sei mesi (lo dice la Protezione Civile) qualche conseguenza è inevitabile.

Ma venti morti e intere città sommerse sono un bilancio accettabile? È accettabile che in tutta Italia vengano spesi solo 30 milioni l’anno per prevenire il dissesto idrogeologico, mentre come ricorda anche oggi il Presidente dell’Ordine dei Geologi sono oltre 6 milioni le persone a rischio per le alluvioni? È normale la solita sfilata di autorità nei territori colpiti, per far sentire la presenza di uno Stato e di una Regione che quotidianamente invece non ci sono?

I sardi hanno nel loro territorio la maggiore ricchezza: isolati, senza particolari risorse naturali, tagliati fuori dal mondo a causa di trasporti che un tempo si sarebbero definiti “da terzo mondo” (ma oggi in molti di quei paesi stanno meglio di noi), devono investire sul mare, sulle campagne, sulla colline, le montagne e il verde, per uscire da una stasi che ad essere ottimisti dura da decenni. Questo vale qualunque sia la strada politica che si sceglie, indipendenza dall’Italia compresa. I politici di tutti i colori titillano troppo i vizi del sardo medio, esattamente come fanno quelli campani, siciliani e di altre regioni distrutte dalla speculazione e dalla criminalità. Forse sarebbe il caso che smettessero e iniziassero a dire cose anche scomode. In questo momento triste mi viene in mente un episodio: durante l’ultima campagna elettorale per le Regionali, parlando con dei compaesani, era venuto fuori che non avrebbero votato per Soru, allora governatore uscente, perché non gli faceva “costruire casa dove e come” volevano. A parte il giudizio su Soru, è indicativo di un modo di pensare fin troppo diffuso in Sardegna (e non solo) che a mio parere, oggi, non può essere considerato irrilevante nella tragedia che stiamo vivendo.