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Licenziato in tronco per un like su Facebook

  • Scritto da Effe_Pi

Licenziamento FacebookE' successo a un lavoratore 40enne di una ditta di Villacidro, che ha ritenuto "denigratorio e diffamatorio" il suo mi piace sul post di un ex collega pubblicato sul popolare social network.

L’articolo 18 e le tutele per i lavoratori rispetto all’arbitrio saranno pure un retaggio del ventesimo secolo, come sembrano pensare il governo e buona parte del mondo politico - industriale, ma è certo che dalla parte dell’impresa spesso si ha un concetto del rapporto di lavoro simile a quello medievale. Molte le storie di questo tipo che si scoprono in giro per l’Italia, Sardegna inclusa, come quella che riguarda il dipendente di una azienda di Villacidro che è stato licenziato per aver messo un like su un post di Facebook che il suo datore di lavoro ha ritenuto "denigratorio e diffamatorio".

La vicenda segue di alcuni giorni un analogo fatto alla Nestlè di Perugia che, dopo un confronto con i sindacati, ha deciso di far rientrare invece il licenziamento della dipendente per un post su Facebook: per lei solo un provvedimento disciplinare. Marco Pinna, 40 anni, responsabile del reparto distribuzione ortofrutta della Cs&D, di cui è presidente del Cda Alberto Cellino, fratello dell'ex presidente del Cagliari Calcio, Massimo, nelle scorse settimane ha messo un "mi piace" ad un commento di un suo ex collega, oggi pensionato, che poteva avere attinenze con l'azienda stessa.

Ha scritto "una storia di fantasia", ha spiegato il lavoratore, ma l'azienda non ha comunque gradito e fatto scattare una prima contestazione disciplinare nella quale si sottolineano "la manifesta violazione degli obblighi contrattuali di diligenza, correttezza, buona fede e lealtà”, invitandolo a far pervenire "sue giustificazioni scritte entro cinque giorni". E' quanto il dipendente ha fatto, tramite il suo avvocato, ma le sue parole non sono bastate e così dal 30 ottobre è stato licenziato. Vedremo se ci sarà un ripensamento anche in questa sconcertante vicenda, magari con un intervento sindacale reso più facile dall'uscita della notizia sui media, ma l'andazzo è preoccupante e le nuove norme non sembrano certo andare nella direzione di garantire maggiormente i lavoratori.