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Europei di calcio e Nuit Debout: la Francia tra calcio e proteste

Tra le proteste di piazza ed Euro 2016 la Francia ha il suo Job Act mentre riscopre la partecipazione alla politica dentro il movimento Nuit Debout.

Durante la finale di Euro 2016 (persa a sorpresa col Portogallo 1a 0) quello che e' successo sotto la Tour Eiffel e' la Francia di oggi: un paese spaccato e in conflitto. Da una parte la fan zone piena di tifosi che guardano la partita mentre dall'altra la polizia spara lacrimogeni su manifestanti poco interessati ai bleus ma molto arrabbiati. Per il lavoro o la casa che non hanno, per il futuro che non riescono piu' a immaginare
Nelle piazze della capitale transalpina si festeggia l'anniversario dei 100 giorni dall'inizio delle Nuit debout, le “notti in piedi” che dal 31 marzo portano in piazza migliaia di persone che vogliono ripensare la politica dal basso, in un'epoca di élite al potere piegate dalle diseguaglianze della globalizzazione.

Di Paolo Ardu, Emanuela Manca, Cédric Genachte-Le Bail e Sophie Hine. Il racconto di Nuit Debout nel video sotto.

Dopo mesi difficili per il paese, alle prese con la paura di attentati terroristici durante l'organizzazione degli Europei e decine di manifestazioni e scioperi che hanno paralizzato il paese per dire no alla riforma del lavoro (“Loi Travail”) o Loi El Khomri, nei giorni scorsi questa riforma è diventata legge.

Nonostante le proteste, il governo di Manuel Valls ha adottato questa riforma, che prende il nome dalla ministra del lavoro Myriam El Khomri, utilizzando una legge (49.3) che per motivi d'urgenza ha permesso al provvedimento di saltare il dibattito parlamentare. Per Le Monde “una sconfitta per il governo”.
Scontri sociali e scioperi ad oltranza, dalle raffinerie ai trasporti aerei, e tensioni sociali crescenti fino a livelli di guardia, in un paese già alle prese con la minaccia terroristica seguita alla strage nel teatro Bataclan dello scorso novembre, sono rimasti così inascoltati.
Le manifestazioni hanno ricompattato i sindacati e portato ad una rottura con l'elettorato di sinistra perché i provvedimenti della riforma sono in parte diversi ma identici negli effetti che in Italia ha prodotto il Jobs Act: riduzione dei diritti e lavoro più precario. Riforma di un governo di sinistra che non è “di sinistra” e che non piace a più di tre quarti dei francesi.
“Noi francesi abbiamo fatto le rivoluzioni e abbiamo tagliato le teste ai re” ha scritto Philippe Ridet, corrispondente dall'Italia per Le Monde. Questa è una delle ragioni per spiegare le differenze con l'Italia. Un pensiero che, da una parte è fatta dal sostantivo grandeur, intraducibile in italiano e, dall'altra, dalla parola mitezza, intraducibile in francese.

Infatti il peso delle mobilitazioni di piazza contro il Jobs Act in Italia non è pervenuto. Un lungo scontro condotto sui talk show televisivi fatto di annunci primi dell'unico sciopero generale di 8 ore che, tardivamente, ha marcato un conflitto all'interno dei sindacati tra chi lo ha indetto (Cgil-Uil) e chi si è tenuto fuori (Cisl).
Tuttavia, questa mitezza non trova riscontro se in Italia parliamo di migranti, ma dal dibattito sulle riforme istituzionali e sul lavoro emerge come questa parola sia cambiata per fare spazio all'unica soluzione possibile, al “dopo noi il diluvio”.
Nel mentre, col perdurare della crisi e dell'incapacità della politica tradizionale di dare risposte, l'affermazione di movimenti anti-establishment è diventata strutturale (il M5S dopo le amministrative). Un'avanguardia di com'è cambiata la politica europea e quella internazionale (gli Stati Uniti di Donald Trump, ad esempio).

Dalla testata di Zidane a Materazzi nella finale mondiale del 2006 vinta ai rigori sotto il cielo di Berlino sono passati dieci anni, anni in cui più di una crisi, diversamente percepite nei due paesi, hanno portato la popolazione a ridursi e le diseguaglianze tra i più ricchi e i più poveri a crescere, indebolendo ulteriormente anche il progetto comune.
Quello di due paesi fondatori dell'Unione Europea che da qualche anno e a giorni alterni, la Germania mobilita presso il consesso di Bruxelles per puntellare gli scricchiolii della casa comune, vista da molti cittadini come una macchina burocratica gestita da classi dirigenti sempre più lontane dai problemi reali, e che non riescono a dare risposte alle paure e a proteggere dagli sconquassi della globalizzazione.

Foto | Sito Nuit Debout