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Carnevali di Sardegna: Carrasciali Tempiesu, Tempio

  • Scritto da Gi_Ci

Il carnevale di Tempio è il carnevale moderno più famoso della Sardegna; sfilate di carri e bagordi imbandiscono un mondo alla rovescia.

Pubblichiamo un estratto dal volume "Maschere e Carnevale in SARDEGNA" pubblicato dalla IMAGO Multimedia di Nuoro, che ci ha gentilmente concesso la possibilità di diffondere e valorizzare un'altro aspetto della ricchezza culturale della nostra Isola: il carnevale sardo e le sue maschere.

Uno degli obiettivi della nostra iniziativa editoriale è la valorizzazione e diffusione delle eccellenze sarde, siano esse culturali, tecnologiche, economiche e imprenditoriali, e la IMAGO Multimedia rientra certamente in una di queste categorie.


Ombra d'un fantoccio disfatto dalle fiamme. Bruciano le tristezze, le ansie e le paure di un anno. Brucia il simbolo del potere tiranno, brucia il tempo che si porta via gli antichi riti. Ancora vivi nell'allegria di un baccanale sfrenato.

Carrasciali Tempiesu, Tempio

I personaggi

Il personaggio centrale del carnevale tempiese di un tempo era Gjolgju Puntogliu (Giorgio Pungolo), un fantoccio di paglia impalato. Oggi il protagonista è "Sua Maestà Re Giorgio" o Giolzi, un enorme pupazzo assiso su un trono;

l'accompagna Mennena, prosperosa consorte, che non ne segue però il tragico destino fra le fiamme.

Prima del 1956-57 le maschere erano realizzate con vecchi abiti e acconciature di stracci e pelli.

Lu linzolu cupaltatu era la maschera più diffusa: le donne (a volte anche gli uomini) indossavano un lenzuolo che avvolgeva completamente il corpo e il viso.

La rappresentazione

In passato la celebrazione aveva un carattere popolare e spontaneo: la gente sfilava dietro Gjolgju Puntogliu, che veniva processato e messo al rogo il martedì grasso, capro espiatorio di tutte le malefatte della comunità.

Alla fine degli anni '50 del secolo scorso iniziarono le sfilate dei carri allegorici e maschere di cartapesta. Oggi vi prendono parte gruppi folk di tutto il mondo.

Le bande musicali suonano la "marcia trionfale n°692 In onore di Re Giorgio che all'imbrunire viene messo al rogo.

Nel XVIII e XIX secolo la manifestazione coinvolgeva tutta la popolazione: abbuffate e spese colossali da Li tre Irrè (l'Epifania), fino al Carrascialoni (la Pentolaccia). Ancora oggi il carnevale inizia con l'Epifania, e ha nella "sei giorni" conclusiva l'apice dei festeggiamenti.

Il significato

Il nome di Giolzi è comune a quasi tutti i fantocci vittime del carnevale in Sardegna. Deriva dal greco "Gheorgheo", uno dei nomi di Dionisio. Alcuni elementi dell'antico rito sono rintracciabili nella lingua (Giolgiu) e nella toponomastica (la collina di Santu Gjolgju).

Locuzioni ancora oggi usate ricordano personaggi simili a "su Mamuthone": "pari un traicoggiu" (sembra un "traicoggiu") indica una persona vestita rozzamente e che deambula con fatica.

Secondo la credenza popolare è "uno spirito inquieto che trascina padelle e catene, e percorre le vie per penitenza con i compagni".

Un tempo gli uomini si annerivano la faccia, si travestivano con pelli e sonagli. Ma dell'antico rito oramai persa ogni traccia.



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