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Regionali 2014: Agricoltura e allevamento

  • Scritto da Mirko_Collu | Alessandro_Scintu

Sardegna 2014 Agricoltura e allevamentoTra internazionalizzazione ed “autarchia alimentare”: agricoltura e zootecnia ad un bivio.

L’intento comune dei vari programmi elettorali per il rilancio dell’agricoltura è quello di ripartire dalla valorizzazione delle produzioni locali e dallo sviluppo di filiere di qualità supportate da programmi di promozione per rafforzare il potere contrattuale dell’agricoltura all’interno delle filiere e recuperare valore aggiunto. La conservazione e lo sfruttamento della agro-biodiversità, di cui la Sardegna possiede un notevole patrimonio, è un ottimo punto di partenza.

Ammodernamento e multifunzionalità delle aziende come proposto dal centrosinistra, in linea col vecchio PSR 2007, sono ancora parzialmente inapplicati. L’innovazione del settore agricolo permetterebbe anche a quello zootecnico crescenti livelli di produttività ed evoluzione dei mercati, e la multifunzionalità favorirebbe lo sviluppo di nuovi servizi, utili per economia ed occupazione. Inoltre, è importante spingere il settore verso forme di aggregazione, come i distretti rurali suggeriti da Pigliaru o il cooperativismo sostenuto da Devias.

Necessaria la strategia di sviluppo del mercato interno, come proposto soprattutto da SP, ma preoccupa un eccessivo spostamento della bilancia in tal senso. L’idea di Pili di cessare l’import dalla penisola e l’“autarchia alimentare” di Sanna rischiano di rendere ancora meno competitive le aziende sarde accentuando gli svantaggi dell’insularità. L’apertura dei sistemi agricoli al mercato internazionale è condizione imprescindibile per la redditività degli investimenti e per lo sviluppo dei territori rurali, anche a livello occupazionale. Tale obiettivo richiede la creazione di strutture di formazione e consulenza gestionale delle imprese, come sostenuto da Devias. Anche l’incremento della produttività, appoggiato dal centrodestra, potrebbe ampliare le opportunità di internazionalizzazione.

Cappellacci e Pili sostengono la produzione di energia da fonti rinnovabili, rinforzando il concetto di impresa agro-energetica, un’impresa che per sopravvivere necessita un adeguato piano agro-industriale, interventi finanziari, adozione di nuovi sistemi colturali, sviluppo di nuove tecniche complementari con la tradizionale azienda agro-alimentare. Ma entrambi evitano queste tematiche.

Interessante è la rinnovata importanza dedicata all’uso delle terre civiche, in particolare da Pigliaru e Devias. La Sardegna detiene il 20% delle terre civiche a livello nazionale, il cui uso e sfruttamento avvantaggia l’intera comunità. Tuttavia, l’eventuale concessione in cambio di corrispettivo (previsto per legge) rischia di causare discriminazioni tra residenti e non.

Il centrodestra è l’unico ad affrontare l’importante tema della riforma catastale. Condivisa da più programmi, invece, la necessità di una semplificazione dei processi amministrativi e burocratici del settore.

Grave il fatto che siano pochissimi i contenuti riguardanti il settore zootecnico, uno dei comparti centrali per la storia della Sardegna. Se da un lato, Cappellacci promette di risolvere l’urgente problema della peste suina (senza, tuttavia, specificare come), dall’altro nessuno parla di come intervenire definitivamente sul ben più grave tema della blue tongue, tenuto conto che l’UE ha dato degli ultimatum per lo stanziamento di fondi per l’eradicazione di queste malattie.

Da Pigliaru pochi cenni riguardo il superamento della dipendenza dal Pecorino romano spostando la produzione verso i formaggi di qualità, ma trascurando il fatto che gran parte dei formaggi sardi già di qualità necessitano solo di essere valorizzati. Interessante l’idea di SP di integrare le filiere zootecniche di produzione (anche mangimistiche) ma è dubbio l’uso di risorse per prodotti come la lana, tenendo conto del suo ridotto valore nel mercato. Il piano del FIU per l’attuazione di una continuità territoriale per mangimi, merci e prodotti da e per la Sardegna, è pregevole ma non scevro da difficoltà, in primis la sostenibilità finanziaria. Più chiare le loro idee su produzioni casearie, strategie di marketing e ricerca scientifica.

Proprio la ricerca in agricoltura, da attuare cooperando con le imprese, riceve poca attenzione dai candidati. Ancora oggi è ignorata la sua fondamentale importanza. Le nazioni all’avanguardia in questo settore (ad esempio, Stati Uniti ed Olanda) investono ingenti quantità di denaro, mentre la Sardegna occupa gli ultimi posti a livello nazionale.

Altro tema poco trattato è il dissesto idrogeologico, nonostante le drammatiche vicende recenti. Il rapporto tra organizzazione dello spazio rurale e prevenzione del rischio è strettissimo (terreni montani abbandonati, tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente, ecc.) così l’attività agricola dovrebbe essere orientata a ridurre questo rischio.

Appare secondaria anche la volontà di far nascere una nuova e giovane classe imprenditoriale con un livello formativo adatto ad affrontare l’intensa concorrenza nell’agricoltura moderna. È prioritario, infatti, attrarre nuove forze imprenditoriali in un settore che nell’isola a ha visto diminuire le aziende a causa del fattore anagrafico.

Nell’attuale era di austerity sono eccessive le proposte di risorse da destinare a produzioni, debiti, sgravi fiscali o nascita di nuovi enti. La stessa UE spinge sempre più verso un minore sostegno delle aziende tramite incentivi.

In conclusione, notiamo una certa mancanza di idee e proposte concrete. Preoccupa il fatto che raramente venga specificato in che modo mettere in pratica i propositi, sostenendo soluzioni efficaci per le aziende agricole che intendono farsi spazio nel mercato con forze proprie, professionalità, capacità manageriale e qualità delle produzioni.


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TABELLA RIASSUNTIVA

Cominciamo il domani  Pigliaru Il centrosinistra punta allo sviluppo di “aziende agricole moderne, competitive e basate sull’adozione di innovazioni” e alla promozione di filiere agroalimentari di qualità attraverso opportune “politiche di comunicazione”. Le aziende devono, inoltre, essere multifunzionali, capaci di produrre sia beni agricoli sia “beni collettivi” a favore dello sviluppo locale (agriturismo, fattorie didattiche e sociali, produzione di energia da fonti rinnovabili), fare ricorso a “modelli produttivi più sostenibili” e incoraggiare l’insediamento dei “giovani” in agricoltura. Intende inoltre favorire l’evoluzione verso la “forma distrettuale” e rinnovare il ruolo e le funzioni delle “terre civiche”, confermando rilevanza e necessità come bene della collettività. Per la filiera ovi-caprina intende superare la dipendenza dall’export di Pecorino romano, spostandosi sulla produzione di “formaggi di qualità”.
Fronte Indipendentista Unidu Devias La proposta del FIU fa leva sull’istituzione del nuovo “Ente Sardo per lo Sviluppo e la Ricerca Scientifica (ESSRS)”, che dovrà fornire un “piano per lo sviluppo delle filiere produttive”, il “controllo della produzione”, la “promozione dei prodotti sardi” e dare le linee guida per la “ricerca nel settore agro-alimentare”. È prevista anche l’incentivazione del “cooperativismo”, sostenuto da consulenza da parte di agronomi ed esperti del settore. Per la zootecnia, propone l’istituzione della continuità territoriale per i mangimi di importazione e le merci di esportazione, la creazione di una filiera per la macellazione e una diversificazione delle produzioni. Infine, sono previsti il rafforzamento dell’utilizzo delle terre civiche da assegnare in concessione ai soli residenti in Sardegna, sgravi fiscali su terreni e fabbricati uniti ad agevolazione per l’accesso al credito.
Movimento Zona Franca Sanna  La proposta del Movimento Zona Franca abbraccia l’idea di “autarchia alimentare” tale per cui, mediante lo sfruttamento di terreni oggi inutilizzati, sarebbe possibile garantire una “base produttiva e un approvvigionamento locale” capace di fronteggiare eventuali casi di impossibilità di scambio commerciale. Viene proposta anche l’istituzione di consorzi per “aste alimentari”, un supporto alle aziende agricole mediante la “ricerca” e una politica per la “diversificazione della produzione e l’export”. Una “strategia di nicchia” permetterà, inoltre, di valorizzare i prodotti tipici sardi e il loro “metodo di produzione”.** Fonte: La Nuova Sardegna, p. 4 del 31/01/2014
Sardegna Possibile Murgia SP intende spostare la bilancia commerciale verso il “mercato interno” incentivando il rafforzamento di filiere di produzione e distribuzione di prossimità. Sono previsti, inoltre, incentivi per le “produzioni biologiche” e l’utilizzo di “marchi di qualità” sotto la guida di ben definiti programmi di promozione dei prodotti sardi sui mercati esterni. SP promette una “integrazione delle filiere di produzione zootecniche”, comprese quelle mangimistiche, e destinazione di fondi per “l’utilizzo innovativo di prodotti in eccedenza” (ad esempio, sughero e lana) e per il recupero e l’utilizzo economico della biodiversità. Sono previsti, infine, “contratti ambientali” e incentivi per chi fungerà da “custode” del paesaggio contribuendo alla tutela dello stesso e alla pesca sostenibile.
Schiena dritta, testa alta Pili La coalizione guidata da Pili propone un vero e proprio “piano Marshall” per l’agricoltura con lo scopo di realizzare “il più moderno sistema produttivo del Mediterraneo”. Le azioni proposte mirano a far uscire le aziende dallo “strozzinaggio bancario” cui far seguire un  intervento per la “ricapitalizzazione delle aziende”. Ulteriori soluzioni sono la fornitura di una “pala eolica remunerata” per ogni azienda, serre contemporaneamente capaci di produrre beni agricoli e generare “energia alternativa”, “piani unitari per le filiere e la commercializzazione”. Infine, il programma propone di “interrompere l’importazione dei prodotti agroalimentari dal continente” e avviare processi produttivi per l’autosostentamento.
Ugo Cappellacci presidente Cappellacci Il centrodestra propone un duplice obiettivo produttivo, ovvero “valorizzare e potenziare le produzioni alimentari” e potenziare la produzione agricola mirata allo sviluppo di energie rinnovabili di “tipo green”. Il raggiungimento di tali obiettivi passa attraverso maggiori finanziamenti a favore dei “settori portanti dell’agroalimentare” (formaggio, vino, olio, carne, grano), il raddoppiamento della produzione vendibile e un maggiore sostegno alla “filiera energetica” tramite la ricerca e opportuni investimenti. Il programma prevede inoltre una riforma fondiaria per la regolarizzazione catastale del territorio, l’abbattimento dell’indebitamento delle aziende e, in ambito zootecnico, l’eradicazione della peste suina.
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