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Il crimine violento che cambia pelle in Sardegna - Prima parte

  • Scritto da Effe_Pi

Dopo la drammatica rapina dei giorni scorsi ai portavalori vicino Sassari, un’analisi sulla criminalità sarda di Serpico.

Di Serpico

Gli appassionati del genere poliziesco non possono non aver visto il film “Heat-La sfida” che vede protagonisti De Niro nella veste di spietato e freddo rapinatore di portavalori e banche e Al Pacino, l’investigatore dalla vita incasinata e incentrata alla cattura del suo rispettabile nemico. Il remake della prima scena del film si è svolto in Sardegna pochi giorni fa, in maniera drammaticamente reale. La mattina del 31 gennaio, al passaggio di tre portavalori carichi di contanti, lungo la principale arteria stradale sarda, la SS 131 all’altezza del bivio di Siligo, località poco distante da Sassari, si è scatenato l’inferno, con l’assalto di un commando armato di rapinatori. Dalle prime indiscrezioni il bottino di aggirerebbe intorno ai 4 milioni di euro.

La spettacolarità dell’azione merita un’attenta riflessione. Dalle prime scarne informazioni, arrivate dai tanti ignari e impauriti automobilisti di passaggio e dalle conseguenti indagini, si parla di un commando armato composto da almeno otto persone armate di fucili e Kalashnikov Ak-47 (fucile d’assalto). Da notare che l’AK-47 non è un’arma facile da trovare se non si hanno le giuste entrature e conoscenze. Questo dettaglio apparentemente insignificante, è invece un elemento che dimostra come siamo di fronte a una banda di professionisti e non di sprovveduti rapinatori.

L’azione è parsa subito organizzata nei minimi dettagli, ogni uomo ha un passamontagna calato sul viso, indossa una tuta mimetica e ha un ruolo ben definito nell’azione, che dura pochi minuti. Dai video che girano dell’assalto i rapinatori appaiono decisi, coordinati perfettamente e militarmente preparati. Il colpo è stato minuziosamente ideato e preparato nelle settimane precedenti e da questo si desume facilmente che i rapinatori godono dell’appoggio di basisti e persone che canalizzano informazioni sugli obiettivi da individuare e colpire. Dispongono poi di armi pesanti, d’assalto, di esplosivi, chiodi, catene e materiali incendiari. Da questo si deduce senza grande difficoltà che lo spessore dei malavitosi sia importante, probabilmente hanno già partecipato ad altre azioni simili, non solo in Sardegna.

La Nuova Sardegna scrive che “Il riserbo sulle indagini è massimo: oggi sono state effettuate numerose perquisizioni e l’attenzione degli inquirenti è concentrata in particolare sul Nuorese. E ci sono dei sospettati, che potrebbero aver agito anche a Giave a dicembre del 2022  e vicino a Tertenia appena due mesi fa, con modalità molto simili, sempre degne di un gruppo addestrato.” Alcuni parlano di “tecnica ogliastrina” macchiando, ma senza cadere nello stereotipo e nel pregiudizio, il nome di questo bellissimo lembo di Sardegna sospeso tra mari e montagne di rara bellezza. “Tecnica ogliastrina”, per indicare sostanzialmente il modus operandi di alcune bande di malavitosi composte da elementi originari di alcuni paesi d’Ogliastra. Una tecnica d’assalto che è stata esportata anche in continente, già dagli anni novanta, in combutta con altri ambienti criminali  Una sorta di joint-venture del crimine, finalizzata all’assalto di portavalori che generano incassi sicuri e soprattutto immediati.

Foto: brian.ch su Flickr