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Ad Alghero pescatori si incatenano alle gabbie

  • Scritto da Effe_Pi

acquacolturaDa domani clamorosa protesta degli operatori di acquacoltura aderenti a Coldiretti nel Nord Sardegna.

Pesca in crisi, come molti altri settori nell'isola, ma ora gli operatori del Nord Sardegna non ci stanno più e hanno deciso una clamorosa protesta, che sarà messa in atto a partire da domani mattina. Alle 9.30 di venerdì, infatti, nel tratto di mare davanti al Golfo di Alghero, i lavoratori dell'acquacoltura aderenti a Coldiretti Impresapesca si incateneranno alle gabbie di allevamento del pesce, per ribellarsi contro quella che definiscono "una maxi stangata" in arrivo per le loro imprese, che rischia di fargli "chiudere i battenti".

I pescatori affermano che "se non bastasse il crollo dei consumi di pesce e la concorrenza sleale del prodotto estero, è in arrivo una maxistangata per gli impianti di acquacoltura che rischia di affondare l'intero settore, lasciando via libera alle importazioni di pescato straniero spacciato per italiano". Se è sicuramente sbagliato vendere un prodotto di altra provenienza come italiano, bisogna anche ricordare che la presenza sul nostro mercato di pesce "straniero" è praticamente inevitabile, visto l'impoverimento del nostro mare, causato principalmente dall'overfishing indiscriminato degli ultimi decenni: se si venisse incontro a tutti i "desiderata" del pubblico, probabilmente in poco tempo il Mar di Sardegna resterebbe deserto.

Inoltre, alla scarsità di pesce si aggiungono i costi per pescarlo, sicuramente più alti che in altri paesi, che in questo caso sono un'altra testimonianza dei problemi del nostro mare. Insomma, se l'acquacoltura è un settore importante per rifornire le tavole di pesce, e stangare questo settore sbagliato, sembra invece meno opportuno lamentarsi per la presenza di pesce straniero (che di per sé non è detto sia di qualità inferiore) e nemmeno per il crollo dei consumi di pescato, determinato dalla crisi economica ma anche dall'innalzamento dei prezzi legato alla scarsità di fauna nei nostri mari. Bisogna rassegnarsi a un consumo più consapevole del pesce e alla rivalutazione di quello cosiddetto "povero", magari arrivando, come suggerisce qualcuno autorevole, fino alle meduse.