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Carnevali di Sardegna: Mamuthones e Issohadores, Mamoiada

  • Scritto da Gi_Ci

Il Carnevale di Mamoiada è uno dei più affascinanti della Sardegna, grazie alle sue inquietanti maschere e alla danza che inscenano.

Pubblichiamo un estratto dal volume "Maschere e Carnevale in SARDEGNA" pubblicato dalla IMAGO Multimedia di Nuoro, che ci ha gentilmente concesso la possibilità di diffondere e valorizzare un'altro aspetto della ricchezza culturale della nostra Isola: il carnevale sardo e le sue maschere.

Uno degli obiettivi della nostra iniziativa editoriale è la valorizzazione e diffusione delle eccellenze sarde, siano esse culturali, tecnologiche, economiche e imprenditoriali, e la IMAGO Multimedia rientra certamente in una di queste categorie.


Caracollano lenti al ritmo di una danza ubriacante, incedono fra la gente che li adora tanto da volere essere uno di loro. Un pazzo, un folle che non sa dove andare, non sa da dove viene. Maschere cupe e strepiti di campanacci per un rito inebriante di misteriosità.

Mamuthones e Issohadores | Mamoiada

I personaggi

Sos Mamuthones: portano sa bisera, maschera nera di legno d’ontano o pero selvatico, di fogge antropomorfe. L’espressione è sofferente o impassibile: labbra, naso, zigomi sono pronunciati per nascondere e trasfigurare le sembianze umane.

In testa portano su bonette, copricapo maschile, e su muncadore, fazzoletto femminile, marrone o granata.

Indossano sas peddhes, mastruca di pelli di pecora, sopra un abito di fustagno o velluto (su belludu); calzano sos husinzos, scarponi del pastore.

Sulle spalle portano sa carriga, 30 chili di campanacci (su ferru) tenuti insieme da un intreccio di cinghie di cuoio. Appesi al collo un grappolo di campanelle più piccole (sas hampaneddhas), legate insieme da cinghie di cuoio.

Sos Issohadores: indossano sa hamisa, una camicia di lino, una giubba di panno rosso (su guritu) e portano a tracolla una cintura di cuoio ornato con broccato e alcuni sonagli d’ottone o bronzo (sos sonajolos).

I calzoni bianchi (su cartzone) sono di tela o lino e vengono infilati dentro le ghette d’orbace (sas cartzas).

Completano l’abbigliamento uno scialle femminile triangolare (s’issalletto), annodato sui fianchi; sa berritta, antico copricapo del vestiario sardo maschile, sostenuta da un fazzoletto colorato annodato sotto il mento; sa une de resta o soha, fune di giunco che dà il nome al personaggio.

Alcuni Issohadores portano una maschera bianca e antropomorfa di legno, dall’espressione severa, a volte dal sorriso enigmatico.

La vestizione

Vestire da Mamuthone è una vocazione, non un gioco. Si è parte di una rappresentazione che ha un significato condiviso da tutta la comunità. E chi veste da Mamuthone non può vestire da Issohadore.

Durante la vestizione dei Mamuthones si respira un’aria frenetica, tesa ma gioiosa. L’operazione è compiuta da due persone: una sistema sa carriga sulle spalle, l’altra sas hampaneddhas. L’agitazione cessa quando i Mamuthones fanno risuonare i campanacci con vigore, per vedere se le cinghie sono ben strette e per scaricare la tensione. È il momento di indossare sa bisera, su bonette e su muncadore.

Per la vestizione de s’Issohadore non serve l’aiuto di altre persone: s’inumidisce sa soha (la fune) e la si fa roteare più volte perché prenda la forma giusta per il lancio. Infine s’indossa la bandoliera di sonagli a tracolla e s’issalletto, legandolo al fianco sinistro.

La rappresentazione

Terminata la vestizione, i Mamuthones si dispongono su due file da sei: sono dodici come i mesi dell’anno. Di solito gli Issohadores sono invece otto. Quando questi ultimi danno il via i Mamuthones, in un silenzio carico di tensione, mettono in scena una danza sacra e malinconica. Si muovono su due file parallele, guidati dagli Issohadores: il loro è un passo (su passu) complesso e difficile che devono imparare fin da bambini, caratterizzato da uno scatto in avanti del ginocchio. Ad intervalli regolari fanno risuonare sa carriga, producendo nel silenzio un unico intenso e malinconico strepito.

Al segnale de s’Issohadore fanno tre salti in serie (sa doppia). Gli Issohadores si muovono con balzi più agili, sincronizzati con quelli dei Mamuthones; all’improvviso lanciano sa soha per catturare una persona fra gli spettatori. Il pegno per la liberazione sarà un bacio o un bicchiere di vino.

Il significato

Il carnevale mamoiadino conserva il suo fascino grazie al mistero che ancora l’avvolge. Ha origine nell’ambiente agro-pastorale pre-cristiano, forse come rito apotropaico per scacciare gli spiriti maligni da persone e armenti. L’etnologo Raffaello Marchi riteneva che i personaggi inscenassero la lotta dei sardi contro i mori. Nel rito i mori assoggettatori diventano assoggettati (Mamuthones), mentre i sardi indossano i panni dei vincitori (Issohadores).

Un’altra teoria affascinante parla di un rito propiziatorio dedicato a Dioniso, dio bambino che deve morire e risuscitare con la natura. La parola Mamuthone in genere indica un pazzo, un buono a nulla; viene da “Maimatto”, il furioso, il violento e da “Mainoles”, il pazzo, il furioso, alcuni dei tanti nomi di Dioniso.

I Mamuthones sarebbero le vittime nelle quali il dio della natura s’incarna. Eseguono la danza sacra nel tentativo di passare dallo stato umano allo stato di folle divinizzato, avviandosi, come il loro dio, al sacrificio. Il rito era eseguito anche per implorare da Dioniso la pioggia. Molte sorgenti in Sardegna hanno infatti il nome di “Maimone”. Il rito di Mamuthones e Issohadores conserva il ricordo della cerimonia che il cristianesimo screditò a mascherata.



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