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Gallura: ville offshore tra abusi ed evasione

  • Scritto da Effe_Pi

abuso edilizioNuova inchiesta della Procura di Tempio su case intestate a società in paradisi fiscali, ancora querelle su demolizioni a La Maddalena.

Ancora abusivismo e illegalità nel business delle seconde case in Sardegna e in particolare in Gallura, dove continua anche la querelle sulla demolizione di una serie di seconde case a La Maddalena. E' di oggi la notizia che una serie di ville, ma anche appartamenti in multiproprietà, sono finite sotto la lente dell'Agenzia dell'entrate, della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Tempio Pausania, che ha avviato un'indagine per elusione fiscale nel territorio del Nord Sardegna. La Procura avrebbe infatti ricevuto nei giorni scorsi un dettagliato rapporto preparato dall'Agenzia delle entrate: nell'informativa risultano 2500 unità immobiliari intestate a società con sede in Stati compresi nella black-list dei paradisi fiscali e controllate da cittadini italiani. Persone facoltose con quote di società proprietarie di ville in Costa Smeralda, ma anche multiproprietà, complessi turistici e residenziali sparsi in tutta la Gallura, riconducibili a contribuenti che non dichiarano le quote societarie. Alcuni di questi non pagherebbero le tasse, in alcuni casi invece si starebbero verificando diverse "residenze fittizie", vere e proprie seconde case intestate come prima casa a familiari. Un escamotage per pagare meno tasse e sul quale ora la Procura tempiese ha avviato verifiche: le società hanno sede nelle Cayman Island, Isola di Man, Panama, Virgin Island e anche in Paesi europei come la Svizzera o San Marino.

E sempre la Procura di Tempio sembra decisa a proseguire le demolizioni delle case abusive sull'arcipelago de La Maddalena: in attesa che riprenda la seconda tranche di demolizioni, ha così deciso di presentare un ricorso in Cassazione contro il provvedimento del giudice Marco Contu che ha bloccato le ruspe per l'abbattimento della casa di Roberto Marche, a "Li colmi", un'area demaniale inserita all'interno di una batteria militare realizzata alla fine dell'800, meta ogni anno di escursioni e visite turistiche. Nella stessa zona un'altra abitazione, quella di Alessandro Acciaro, è stata invece rasa al suolo alcuni giorni fa dalle ruspe. Entrambe le case sono di proprietà della Regione Sardegna perché costruite sul demanio e son divenute quindi bene pubblico. Per la magistratura inquirente, tutte le case che hanno questa situazione vanno cancellate dal territorio perché abusive, anche se si trovano sul demanio le famiglia pagano una "indennità per l'occupazione abusiva". Si schiera coi giudici anche Legambiente, secondo cui è "grave" vedere le istituzioni accanto agli abusivi.  

"Costruire case abusive - ha dichiarato Laura Biffi, dell'Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente - è un reato, demolirle è un obbligo di legge". Questo principio, osserva l'associazione, "si scontra con il forte ritardo culturale del nostro Paese, dove sono ancora troppo diffusi l'idea di impunità e l'atteggiamento complice delle istituzioni locali che spesso difendono a spada tratta i presunti diritti degli abusivi". Scene come quelle che si sono viste a La Maddalena, con "il sindaco, i consiglieri comunali e il parroco schierati accanto ai manifestanti per bloccare le ruspe della Procura - ha osservato Biffi - purtroppo non sono nuove. Le abbiamo già viste molte volte in Campania, in Sicilia, nella stessa Sardegna. L'abusivismo di necessità, poi, è una falsa giustificazione e va sfatata: abbiamo più volte invitato i sindaci a contare questi casi, ma senza risposta". Anzi, gli ambientalisti lasciano intendere che dietro la presunta necessità abitativa si nascondano ville "di farmacisti, avvocati, imprenditori e assessori che difficilmente potrebbero adattarsi alla casa popolare, magari senza vista mare". Con gli "abusivi" sembra schierarsi anche l'Unione Sarda, il quotidiano cagliaritano proprietà del costruttore Zuncheddu ha infatti deciso di pubblicare la "toccante" lettera della proprietaria di una delle case sequestrate (in questo caso a Golfo Aranci), che chiede al procuratore se "investire è diventato reato".