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Dalla Sardegna il giubbotto salvavita Hi-Tech

  • Scritto da Effe_Pi

Trekking SardegnaIl progetto dell'Università di Cagliari presentato oggi nell'isola,  permetterà di tracciare elettrocardiogramma, portata cardiaca e ventilazione polmonare anche durante un’escursione. 

Un giubbotto salvavita portatile ad altissima tecnologia, che permette di tracciare elettrocardiogramma, portata cardiaca e ventilazione polmonare anche durante un’escursione. Arriva dalla Sardegna, è il risultato del lavoro di un'equipe di ricercatori dell'università di Cagliari e si chiama "Remote and Touristic (R&T) Rescue". Il prototipo sfrutta la telemedicina e la tecnologia bluetooth ed è stato presentato oggi nell’isola dal gruppo coordinato da Antonio Crisafulli, medico dello sport, e da Andrea Manuello Bertetto, ingegnere aerospaziale. Escursioni d'alta quota con trekking in località isolate e impervie, comprese le calette disseminate lungo le magnifiche coste della Sardegna hanno ispirato i ricercatori, così come lunghe e attente osservazioni sulle sofisticate apparecchiature utilizzate dalla Nasa per monitorare lo stato di salute e l'efficienza fisica degli astronauti in orbita nello spazio.

Il corsetto è adattabile a tutte le taglie, comprese le extralarge, e grazie a una dispositivo robotico dotato di contatti elettrici da applicare sulla cute di chi lo indossa permette di rilevare i dati essenziali sulla salute sotto sforzo. Uno stetoscopio elettronico incorporato può rilevare i toni cardiaci e i rumori respiratori e anche la percentuale di saturazione di ossigeno nel sangue. I parametri cardiorespiratori vengono inviati in tempo reale tramite piattaforma di telemedicina e tecnologia bluetooth a un centro medico o in un ospedale attrezzato. "In base ai dai fisiologici vitali ricevuti, il centro medico può inviare, a chi assiste in loco la persona in crisi acute, preziose e precise indicazioni di primo soccorso nell'attesa che il paziente arrivi all'ospedale", spiega Alberto Concu, amministratore di 2C Technologies.

Il prototipo è stato finanziato nell'ambito del progetto "Innova.Re", con fondi comunitari del Por Fesr 2007-2013, ma occorrerebbe un investimento privato per produrlo in serie. "Purtroppo qui in Sardegna non abbiamo avuto molti riscontri con aziende in grado di passare alla fase produttiva del corsetto", riferisce Concu. "Ma oltre Tirreno le aziende in grado di costruirlo non mancano. Il mio auspicio è che questo dispositivo salvavita diventi un equipaggiamento standard per le aziende turistiche, centri di soccorso, villaggi vacanze e altro ancora. Un'apparecchiatura che possa essere utilizzata anche da un bagnino, una guida turistica, un autista o, più in generale, personale non medico addestrato all'uso. Tutto questo si può tradurre nella possibilità di salvare una vita".