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Bauman a Cagliari diventa un libro sulla felicità

  • Scritto da Effe_Pi

Pubblicato da Castelvecchi il testo di una delle ultime conferenze del sociologo-filosofo di origine polacca, tenuta nel giugno scorso in Sardegna.

È stato uno dei più grandi e celebrati intellettuali degli ultimi decenni Zygmunt Bauman, morto il 9 gennaio e di cui oggi l’editore Castelvecchi pubblica il testo estratto da una delle sue ultime conferenze, tenuta a Cagliari nel giugno scorso al festival “Leggendo metropolitano”. Il libro in questione si intitola “Meglio essere felici”, costa 5 euro ed è stato tradotto da Cristina Guarnieri: nelle 46 pagine c’è tutto l’inventore della definizione ''società liquida'' per definire il mondo occidentale di oggi, in cui amori, lavoro e altri rapporti sociali sono fluidi e privi di legami veri. Di Bauman si è molto parlato a proposito del suo pessimismo, ma anche poi del suo essere tornato a una visione di speranza e più ottimistica negli ultimissimi anni.

Questa visione più “rosea” del futuro, comunque aperta a una possibilità di salvezza, non è nata solo per questioni private, come l’aver ritrovato un amore ricambiato anche una volta superati gli 80 anni, grazie a un fascino e un potere di seduzione della parola che ha coinvolto folle di fan, ma anche per l’aver affrontato, con la consueta logica e attenzione ai fatti e alla complessità degli esseri umani, la possibilità di una via di uscita dalla pesante crisi che stiamo vivendo e che è stata al centro della sua vita di studi, da quando affrontò i pericoli della modernità indagando la questione dell'Olocausto, sino appunto alle analisi sul liquefarsi contemporaneo di ogni rapporto. Nella civiltà moderna, in cui il consumismo assume una funzione e un desiderio centrale, per Bauman la gente è disposta ad avere minor sicurezza, più incertezza e ansia da placare col consumo e il piacere che comporta. Quindi la speranza di felicità si fa sempre più incerta, liquida anch'essa e legata alla ''solitudine del cittadino globale'', favorita anche dall'arrivo degli smartphone, che portano ognuno, anche in compagnia, a isolarsi davanti al suo schermo, più collegato con chi è lontano che con chi sta accanto.

Nella sua conferenza definisce così ''la solitudine virus velenoso della contemporaneità'' e affronta le varie idee di felicità, dal positivismo a Goethe a Freud, sino alla ''strana malinconia che inquieta gli abitanti delle democrazie'' secondo Tocqueville, arrivando a ribadire quanto conti la realtà in cui viviamo, che ci fa sempre più perdere lo sguardo, il nostro e anche quello degli altri, ''senza il quale non possiamo comprendere chi siamo'', come sottolinea citando Umberto Eco. Bauman arriva quindi a concludere che ''la felicità comincia a casa... in contatto con le altre persone, non su internet. La felicità non risiede solo nello scambiarci baci, che è la cosa più facile, ma sta anche nel litigare animatamente con gli altri, nel discutere e nei tentativi di negoziare, nel litigare e nel provare a capire le ragioni dell'altro. Ecco dove comincia la felicità. Se non dovesse partire da qui, allora credo non abbia grandi chance di esistere nella società moderna'', e ognuno sarebbe sempre più solo e insoddisfatto, infelice nel web, alla ricerca di qualcosa che sicuramente non si trova nello schermo di un tablet o di un telefono.

Foto: Meet the media Guru su Flickr