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A fogu aintru di Giulio Angioni

  • Scritto da Effe_E

A fogu aintru Giulio AngioniA fogu aintru è un classico della letteratura sarda non solo perché, come voleva Calvino, non ha mai finito di dire quel che ha da dire, ma anche per l’alto profilo che Giulio Angioni ha acquistato nel corso di questi anni nel mondo letterario e culturale.

Incipit

La vecchia lo guardava fissa e curiosa, come si divertisse di lui e delle sue domande. Accoccolata per terra placida e comoda, una mano su un sasso piatto e l’altra su un ginocchio, le gonne tutt’attorno sulla polvere, stava badando a un tubo lungo di plastica gialla che partiva dal rubinetto della fontana pubblica e oltre un muretto scompariva a innaffiare verdure invisibili, dopo una ventina di metri di serpentine nella polvere.

Anche lei accennò a Sidoru Friarosu. Era già la terza persona del paese che gli indicava ziu Sidoru Friarosu come il più capace di informarlo su come andavano le cose, prima, per la festa annuale di Sant’Isidoro. Non quello di Siviglia, ma anch’egli spagnolo, patrono dei contadini in Sardegna come in Spagna.

Prima, in tutti i nostri paesi per questa festa si faceva la benedizione e la processione degli animali da lavoro, ornati di collane ricamate, gutturadas, fiori, limoni e arance piantate in punta delle corna dei buoi, specchietti sulla fronte, briglie multicolori, puliti e strigliati dalla coda agli zoccoli, alle corna.

Decise di andare a trovare questo ziu Sidoru Friarosu, vicino alla chiesa, a fianco dell’officina meccanica dove sta ancora scritto fabro con una sola bi.

 

Si trovò di fronte un portoncino a steccato, una gecca a costallas, che lo separava da un cortile acciottolato, con molte gibbosità e lordo di immondizie. Alcune galline vi razzolavano e in un angolo grugniva un maialino che lo guardò diffidente quando cercò di farsi sentire da qualcuno di casa, sul lato opposto in fondo al cortile.


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N. D.

Angioni sceglie di rappresentare la vita sociale, durante il trentennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale, di un immaginario paese contadino della Sardegna meridionale, cui dà il nome di Nuraddei.

Immaginario ma realissimo, improntato com'è sul paese natale dello stesso Angioni, Guasila.