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Cosima di Grazia Deledda

  • Scritto da Effe_E

Cosima di Grazia DeleddaCosima narra la storia di una famiglia in bilico fra tradizione e innovazione che porta già in se stessa il germe del dramma della crescita e della trasformazione.

Incipit

La casa era semplice, ma comoda: due camere per piano, grandi, un po’ basse coi pianciti e i soffitti di legno; imbiancate con la calce; l’ingresso diviso in mezzo da una parete: a destra la scala, la prima rampata di scalini di granito, il resto di ardesia; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina. Il portoncino solido, fermato con un grosso gancio di ferro aveva un battente che picchiava come un martello, e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello.
La stanza a sinistra dell’ingresso era adibita a molti usi, con un letto alto e duro, uno scrittoio, un armadio ampio, di noce, sedie quasi rustiche, impagliate, verniciate allegramente di azzurro; quella a destra era la sala da pranzo, con un tavolo di castagno, sedie come quelle altre, un camino col pavimento battuto. Null’altro.
Un uscio, solido pur esso e fermato da ganci e catenacci, metteva nella cucina. E la cucina era, come in tutte le case ancora patriarcali, l’ambiente più abitato, più tiepido di vita e d’intimità. C’era il camino, ma anche un focolare centrale, segnato da quattro liste di pietra: e sopra, ad altezza d’uomo, attaccato con quattro corde di pelo, alle grosse travi del soffitto di canne annerite dal fumo, un graticciato di un metro quadrato circa, sul quale stavano quasi sempre, esposte al fumo che le induriva, piccole forme di cacio pecorino, delle quali l’odore si spandeva tutto intorno.
E attaccata a sua volta a uno spigolo del graticciato, pendeva una lucerna primitiva, di ferro nero, a quattro becchi; una specie di padellina quadrata, nel cui olio allo scoperto nuotava il lucignolo che si affacciava a uno dei becchi. Del resto tutto era semplice e antico nella cucina abbastanza grande, alta, bene illuminata da una finestra che dava sull’orto e da uno sportello mobile dell’uscio sul cortile.
Nell’angolo vicino alla finestra sorgeva il forno monumentale, col tubo in muratura e tre fornelli sull’orlo: in un bracere accanto a questi si conservava, giorno e notte accesa e coperta di cenere, un po’ di brage, e sotto l’acquaio di pietra, sotto la finestra, non mancava mai, in una piccola conca di sughero, un po’ di carbone; ma per lo più le vivande si cucinavano alla fiamma del camino o del focolare, su grossi treppiedi di ferro che potevano servire da sedili.
Tutto era grande e solido; nelle masserizie della cucina; le padelle di rame accuratamente stagnate, le sedie basse intorno al camino, le panche, la scansia per le stoviglie, il mortaio di marmo per pestare il sale, la tavola e la mensola sulla quale, oltre alle pentole, stava un recipiente di legno sempre pieno di formaggio grattato, e un canestro di asfodelo col pane d’orzo e il companatico per i servi.


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Antonio Baldini fornisce utili notizie sulla famiglia Deledda in gran parte corrispondenti ai personaggi e ai fatti narrati; anche il titolo semplificato, Cosima, corrisponde al secondo nome di battesimo di Grazia.

Sono fedeli, in gran parte, anche i nomi dei personaggi, così come sono riconoscibili i luoghi: Nuoro, la casa, il vicinato, il monte Orthobene, la vigna.

La storia di Cosima prende l’avvio nello scenario della casa paterna e s’intreccia alla storia della famiglia e dell’ambiente, con una impostazione e uno sviluppo che richiamano le biografie romanzate, e allo stesso tempo sono compatibili con la forma del romanzo familiare, sperimentato dalla Deledda in Anime oneste (1895).

Cosima narra la storia di una famiglia in bilico fra tradizione e innovazione che porta già in se stessa il germe del dramma della crescita e della trasformazione che la porta a essere altro dall'ancestrale forma sociale imposta dal paese.

Il nucleo familiare è formato da individui differenti e isolati, ognuno nella propria individualità, che trovano unità nel mito dell'umanità che, in Grazia Deledda, massimamente in Cosima, coincide con la morale e con la terra di Sardegna. Dalla vicenda narrata emergono prepotentemente segnali di tipo autobiografico.