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Truffa sui poligoni: la Regione si oppone

Area militareLa Giunta Pigliaru contro le nuove norme che dovrebbero equiparare gli inquinanti delle aree militari a quelli delle zone industriali.

Assimilare i poligoni militari alle aree industriali, alzando così i limiti degli inquinanti delle aree utilizzati per i “giochi di guerra” in Sardegna, togliendo dall’illegalità buona parte dei 35mila ettari di territorio (il 60% di tutti quelli dell’Italia, l’1,5% della superficie regionale) che nell’isola sono sottoposti a servitù come quella, sotto accusa in questi giorni anche sul web, per le esercitazioni dell’esercito israeliano che sta bombardando Gaza con migliaia di vittime civili. Questa è l’idea del Governo Renzi, che corre ai ripari contro la sempre maggior insofferenza verso le basi militari sarde e gli interventi della magistratura che pongono sotto accusa chi le ha gestite negli ultimi decenni.

La Regione Sardegna, per voce dell’assessore all’Ambiente, Donatella Spano, si è comunque espressa contro questa “equiparazione”, spiegando che la giunta "non ritiene accettabile la previsione di assimilare i poligoni militari ad aree con destinazione industriale, perché si deve tenere conto delle altre attività produttive del territorio". Le procedure semplificate per le operazioni di bonifica e messa in sicurezza delle aree militari, estendono infatti in maniera generalizzata a tutte le aree del demanio militare i limiti dei contaminanti previsti per i suoli delle zone ad uso industriale, per i quali i valori delle soglie limite di riferimento sono decisamente superiori rispetto a quelli delle aree ad uso residenziale, quindi meno cautelativi.

L'assessore Spano sottolinea che l'approccio non risulta compatibile né con gli obiettivi di bonifica, né con il risanamento del territorio. "L'intransigenza di tale posizione - si legge nella nota ufficiale trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Conferenza Unificata Stato-Regioni - nasce dalla necessità di restituire alla collettività e a uno sviluppo sostenibile grandi aree del territorio regionale e di portare contestualmente alla bonifica, in tempi certi, le aree militari compromesse". La Sardegna resta, quindi, ferma negli intenti già espressi e culminati con la scelta di non sottoscrivere il protocollo di intesa con il ministero della Difesa.

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