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I cattolici a Gentiloni: ferma le bombe dalla Sardegna

Una lettera aperta firmata da oltre 50 partecipanti alla Settimana sociale di Cagliari chiede lo stop all’invio di ordigni usati nello Yemen e la riconversione della fabbrica di Domusnovas.

I cattolici si schierano contro le bombe made in Sardegna, usate dall’Arabia Saudita nella guerra nello Yemen. Lo fanno con una lettera appello al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, per chiedere di fermare l'invio di ordigni prodotto nell’isola: il documento è stato firmato da un gruppo di oltre 50 delegati, fra laici, sacerdoti e vescovi che la scorsa settimana hanno partecipato a Cagliari alla 48esima Settimana sociale dei Cattolici.
"Il lavoro di progettazione, di produzione di vendita e anche di supporto logistico delle armi e, in particolare, delle bombe d'aereo prodotte in Sardegna, a pochi chilometri dalle sede del convegno e vendute proprio ai sauditi che il premier incontrerà nei prossimi giorni, non è un lavoro libero, anzi viene nascosto", si legge nella lettera aperta, sottoscritta anche dai portavoce del Comitato Riconversione RWM, Arnaldo Scarpa e Cinzia Guaita, che si batte per chiedere lo stop alla produzione di ordigni nella fabbrica RWM di Domusnovas e ne chiede la riconversione.

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"È un lavoro violento, di una violenza inaudita, ingiusta e distruttiva anche delle relazioni civili" – prosegue il testo, secondo cui - "il governo italiano e la maggioranza del parlamento hanno espresso finora un'imbarazzante indifferenza verso la banalità del male, ma esiste una coscienza che resiste nella società e che chiede una riconversione integrale dell'economia", aggiungono i firmatari, rivolti a Gentiloni, che sabato scorso, nel suo intervento alla Settimana dei Cattolici, aveva sottolineato l'importanza di un lavoro (tema della convegno della Cei) libero e creativo, prima di partire per un viaggio all'estero, con tappe in India, proprio Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

La lettera cita anche le parole di Papa Francesco: "Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo col traffico della prostituzione e che sfruttano i minori". Il “mercato disumano” denunciato dal Pontefice, si legge nella lettera, "produce la globalizzazione dell'indifferenza, ponendo in collegamento il territorio del Sulcis-Iglesiente, costretto a subire gli effetti di politiche industriali disastrose, con il Paese più povero del Golfo Persico, dove la guerra colpisce la popolazione civile con bombardamenti che non si fermano neanche davanti agli ospedali".
Crediamo, concludono i firmatari, "che il massimo rappresentante del governo italiano sia in grado di poter ricevere, oltre le istanze già presentate, una nostra esplicita richiesta pubblica di adoperarsi per fermare immediatamente l'invio di quegli ordigni, impiegati dai sauditi nella guerra in Yemen, definita dall'Onu la più grave emergenza umanitaria dal '46 ad oggi e un altrettanto immediata azione del governo per la riconversione della fabbrica a produzioni civili, con piena salvaguardia dell'occupazione".

Foto | Julien Harneis su Flickr

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