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Nucleare: è la Sardegna la regione a rischio?

Mappa sismicaEscono i criteri dell'Ispra, paure in Sardegna, ma le linee guida non sembrano corrispondere alle caratteristiche dell'isola.

Sarà la Sardegna ad ospitare il deposito permanente delle scorie nucleari che dovrebbe sorgere nei prossimi anni in Italia per conservare, in attesa che vengano smaltiti, i “resti” della produzione dalle centrali attive nei decenni passati? Del rischio sembrano convinti in molti, dalla Regione, che nei giorni scorsi ha votato all’unanimità un ordine del giorno per contrastare questa ipotesi, a parlamentari come Mauro Pili, di Unidos, che visti i criteri pubblicati ieri dall’Ispra per scegliere il deposito, sembra convinto che si parli proprio della Sardegna.

"Sin dalle prime ore dalla pubblicazione – ha spiega l'ex presidente della Regione - era emerso con chiarezza il  richiamo alla stabilità geologica, geomorfologica e idraulica. Un parametro univoco posto alla base del piano con l'unico obiettivo: puntare sulla Sardegna. La nostra isola non può e non deve essere minimamente contenuta nemmeno come ipotesi nei criteri per la realizzazione del deposito unico nazionale delle scorie nucleari". Il parlamentare sardo insiste dicendo che "il data base realizzato dagli Stati Uniti e tenuto sotto copertura (Database of Individual Seismogenic Sources) individua in modo esplicito l'unica Regione che sarebbe esente da pericoli", l’isola appunto.

In realtà se i criteri indicati da Pili sono citati nelle linee guida dell’Istituto ambientale, ce ne sono altri che contrastano profondamente con l’idea di una Sardegna in pole position per il poco invidiabile traguardo di avere sul suo territorio per secoli il sito con le scorie: l’Ispra ad esempio parla di “compatibilità della realizzazione del deposito con i vincoli normativi, non derogabili, di tutela del territorio e di conservazione del patrimonio naturale e culturale”, di “isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo” e di “protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme”, tutti aspetti che non sembrano compatibili con l’isola, che ha grossi vincoli naturalistici, risorse sotterranee e purtroppo ha avuto più volte, negli ultimi anni, eventi meteo estremi. Il deposito dovrebbe essere poi ad una distanza di almeno “5 km dalla linea di costa attuale" e non ubicato a distanza maggiore “ma ad altitudine minore di 20 m s.l.m.”

Questo escluderebbe gran parte del territorio sardo, come anche il successivo requisito della “disponibilità di vie di comunicazione primarie e infrastrutture di trasporto”, visto che queste (ad es. autostrade, strade extra urbane principali e ferrovie fondamentali e complementari, ecc.) consentono “di raggiungere più agevolmente il deposito, minimizzando i rischi connessi ad eventuali incidenti durante il trasporto dei rifiuti radioattivi”. Insomma, a ben vedere, la stabilità geologica non sembra essere requisito sufficiente a dire che la Sardegna sarà la sede del prossimo deposito nucleare, e le caratteristiche della nostra isola non sembrano esattamente l’identikit tracciato dall’Ispra, per quanto visti i precedenti non si possa certo escludere l’ipotesi.

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