Lo “scarabeo”: piccolo amuleto che lega la Sardegna a Fenici e Egizi
La storia della Sardegna è ricca di influenze culturali e scambi con civiltà lontane.
Del resto la prima forma di vita di Homo in Sardegna viene attualmente ipotizzata nel Pleistocene medio iniziale, ed è sempre stata una terra ambita. Ha conosciuto spagnoli e veneziani, romani e greci, ma fra tutte queste interazioni spiccano quelle con gli Egizi e i Fenici, due popoli che hanno lasciato tracce significative sull’isola. Tra gli elementi più affascinanti che collegano la Sardegna a queste antiche culture sono i manufatti a forma di scarabeo, simbolo iconico della cultura egizia, che sono stati ritrovati non solo in Sardegna, ma anche nei territori fenici.
Lo scarabeo continua a portare “fortuna” anche nelle migliori slot machine online
Lo scarabeo era un amuleto molto popolare nell'antico Egitto, simbolo di rinascita, protezione e buona sorte. Numerosi esemplari di scarabei sono stati rinvenuti in Sardegna, risalenti a diversi periodi della storia dell'isola, in particolare nell'area di Nora e in altri siti fenici. Questi scarabei, spesso realizzati in pietra, corno o ceramica, testimoniano una connessione culturale tra l'isola e le civiltà egiziane e fenicie.
Il ritrovamento di scarabei in Sardegna suggerisce non solo scambi commerciali, ma anche una forte influenza religiosa e culturale. È possibile che i Fenici, con il loro ampio commercio nel Mediterraneo, abbiano introdotto questi oggetti simbolici in Sardegna, sia come semplici merci che come simboli religiosi o di prestigio. Scarabeo che a tutt'oggi è simbolo di fortuna: eredità del passato e per questo lo si può facilmente trovare anche tra i simboli delle migliori slot vincenti a tema antico Egitto, come ad esempio Book of Ra Deluxe, dove già la sola apparizione di due scarabei garantisce un premio.
Le colonie fenicie, testimonianza di grandi civiltà
I Fenici furono i protagonisti di una delle più longeve e diffuse civiltà commerciali del Mediterraneo antico. Dalla fine del II millennio a.C. e durante il I millennio a.C., i Fenici fondarono diverse colonie lungo le coste del Mediterraneo, e la Sardegna fu una delle principali destinazioni. Le colonie fenicie in Sardegna, tra cui quelle di Nora, Tharros, Sulcis e Bithia, avevano un’importanza strategica per il commercio e per il controllo delle rotte marittime. Si dice del resto che anche la lavorazione della celebre bottarga sia un’eredità lontana e longeva dei Fenici, o forse addirittura degli Egizi.
L’obiettivo principale delle colonie fenicie in Sardegna era commerciale. Esperti navigatori, cercavano risorse naturali come ferro e piombo, che abbondavano sull'isola. Inoltre le coste sarde ricche di porti naturali, si prestavano come punto di scambio tra Oriente e Occidente. Tharros, in particolare, era un importante centro commerciale che fungeva da scalo per le navi fenicie che viaggiavano tra la Tunisia, l'Egitto e la penisola iberica. Proprio in questo sito archeologico in provincia di Oristano, è stato ritrovato un “tofet”, cioè un santuario fenicio-punico diffuso nelle città fenicie destinato alla sepoltura.
Un’eredità senza prezzo: la Sardegna “teatro” dell’umanità del Mediterraneo
A Nora, un altro sito fondamentale per la presenza fenicia, sono stati rinvenuti resti di costruzioni che testimoniano l’importanza che ricopriva questo luogo. Le rovine di templi, case ed edifici pubblici dimostrano che Nora non era solo un centro commerciale, ma anche un luogo di “svago” e di incontro tra diverse culture. Tuttavia, alcuni ricercatori hanno suggerito che questi templi potessero essere anche influenzati dalle pratiche religiose egizie, data la presenza di elementi decorativi e simboli che richiamano la religione dell'antico Egitto.
Oltre ai manufatti, la Sardegna conserva testimonianze architettoniche che suggeriscono una relazione diretta con i Fenici e, in alcuni casi, anche con gli Egizi. Sempre a Tharros, nell'area di San Giovanni di Sinis, sono stati identificati edifici con caratteristiche architettoniche tipiche delle colonie fenicie, come le mura in pietra e le strutture adiacenti che sembrano rispecchiare quelle presenti nelle città fenicie del Libano. Anche gli stessi nuraghi, si è ipotizzato potessero avere connessioni indirette con le tecniche di costruzione fenicie, sebbene questa teoria sia ancora oggetto di dibattito.
Oltre ai manufatti e alle strutture architettoniche, alcuni linguisti hanno cercato di identificare tracce della lingua fenicia nel sardo. La lingua fenicia, una lingua semitica, ha lasciato un’impronta in diverse parole sarde, soprattutto nel lessico legato al commercio, alla navigazione e alle tradizioni religiose. Per esempio, la parola sarda "su s'arriu" (l’aratro) potrebbe derivare dal fenicio "harah" (agricoltura). Altre parole sarde come "bida" (vita) e "scu" (scuola) sono state collegate al fenicio.
Il legame tra la Sardegna, Egizi e Fenici è testimoniato da numerosi ritrovamenti archeologici. Le colonie fenicie in Sardegna, come Tharros, Nora e Sulcis, furono fondamentali per l’economia dell'isola e per gli scambi tra il Mediterraneo orientale e occidentale. Le tracce di influenze egizie, pur essendo meno evidenti, suggeriscono un’ulteriore stratificazione culturale che arricchisce la comprensione del passato della Sardegna.