Per la Sardegna all'Expo di Osaka Carnevale, pietre sonore e Domus de Janas
Nell'esposizione universale giapponese l'assessorato regionale ai beni culturali ha portato anche il canto a tenore e le launeddas, una vetrina per la cultura dell'isola.
La bellezza dei paesaggi ma anche i suoni magici della Sardegna: dalle pietre sonore di Pinuccio Sciola al canto a tenores, fino al carnevale dell'isola e strumenti tradizionali come le launeddas. È questa l'immagine della Sardegna che l'assessorato dei Beni Culturali ha voluto portare in Giappone all'Esposizione Universale di Osaka per far conoscere al mondo la cultura millenaria della Sardegna.
Le maschere del carnevale sardo
Tra le più famose troviamo i Mamuthones e gli Issohadores di Mamoiada, i Boes e i Merdules di Ottana, e poi ancora Sos Urthos e Buttudos di Fonni, Su Battileddu di Lula, e tante altre.
Mamuthones e Issohadores (Mamoiada): I Mamuthones sono noti per la loro maschera nera, il costume di pelli di pecora e i pesanti campanacci. Gli Issohadores, con maschere bianche e abiti colorati, accompagnano i Mamuthones, animando la sfilata e usando una fune per "catturare" il pubblico.
Boes e Merdules (Ottana): I Boes, con maschere bovine, rappresentano la forza della natura, mentre i Merdules, con maschere grottesche, impersonano i guardiani che cercano di dominarli.
Sos Urthos e Buttudos (Fonni): Sos Urthos indossano pelli di capra e hanno il viso dipinto di nero, mentre Sos Buttudos, vestiti di nero, portano campanacci.
Ogni maschera ha un significato legato alla cultura, alla storia e al mondo agropastorale della Sardegna, e le sfilate carnevalesche sono un'occasione per riscoprire e tramandare queste tradizioni.
Le pietre sonore di Sciola
Sono sculture in pietra create dall'artista sardo Pinuccio Sciola (1942-2016), famose per produrre suoni quando vengono sfregate o percosse. Realizzate principalmente in calcare, basalto o altre pietre locali della Sardegna. Sciola lavorava la superficie della pietra con incisioni e tagli profondi, creando fessure che, quando sollecitate, vibrano producendo suoni armonici. A seconda della forma, dimensione e tipo di pietra, le sculture emettono note diverse, simili a campane, gong o strumenti ancestrali. Sciola considerava le pietre non solo materiale inerte, ma "vivo", capace di comunicare attraverso il suono. La sua opera unisce arte, natura e musica, richiamando antiche tradizioni sarde e un legame ancestrale con la terra. Le pietre sonore sono considerate un ponte tra arte contemporanea e tradizione, trasformando un elemento primordiale come la roccia in un’esperienza multisensoriale.
Le Domus de Janas
In sardo "case delle fate" o "case delle streghe") sono delle strutture funerarie preistoriche scavate nella roccia, tipiche della Sardegna. Risalgono principalmente al Neolitico recente e all'Eneolitico (IV-III millennio a.C.) e sono associate alla cultura di Ozieri e ad altre culture successive. Sono tombe ipogeiche (sotterranee) scavate nella roccia, spesso a imitazione delle abitazioni dei vivi, con stanze, corridoi, falsi soffitti e decorazioni simboliche. Alcune presentano motivi geometrici, spirali, corna bovine e false porte, legate a credenze religiose e all'aldilà. Il nome "Domus de Janas" deriva dalla tradizione popolare che le considerava abitazioni di fate o streghe (janas), creature magiche della mitologia sarda.
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