Ecco i dazi di Trump, cosa succederà all'economia sarda col possibile crollo dell'export
- Scritto da Effe_Pi
È ufficiale ormai l'imposizione di dazi del 20% su tutte le merci straniere e del 25% sulle auto straniere, anche parzialmente, da parte degli USA di Donald Trump, che avrà ripercussioni significative sull'economia sarda, italiana, europea ma anche cinese e statunitense, nel breve e nel medio periodo.
Facciamo una valutazione dei probabili effetti, per noi e non solo.
Effetti su Sardegna, Italia ed Europa
Nel breve periodo: probabile una riduzione delle esportazioni verso gli USA: settori come quello del food che a noi interessa particolarmente, dal pecorino romano e quello sardo, dai vini ai liquori fino al tessile. In generale, a livello italiano e continentale, tra i settori più colpiti ci saranno quello agroalimentare e del lusso, per l’Italia, quello automobilistico in Germania e i vini in Francia.
Ci potrebbe essere un rallentamento della crescita: paesi esportatori come Italia, Germania e Francia potrebbero vedere un calo del PIL, mentre l’Europa – come promesso – potrebbe adottare ritorsioni contro l’economia americana: L'UE potrebbe quasi sicuramente imporrà dazi su quasi tutti i prodotti USA. Anche qui parliamo di agricoltura, di mezzi di trasporto (automobili e moto – ad esempio Harley Davidson) e di tecnologia. Pensate agli Iphone, oggi prodotti quasi completamente in Asia: il rischio è di vedere un boom del loro prezzo, visto che come prodotto USA saranno nettamente tassati, e se -come sembra auspicare Trump - aziende come la Apple dovessero riportare la produzione negli States, ci sarà anche un netto aumento dei costi di produzione.
Nel medio periodo la soluzione dove possibile è sicuramente la diversificazione dei mercati: Sardegna, Italia ed Europa potrebbero aumentare gli scambi e accelerare gli accordi commerciali con Asia e Africa per ridurre la dipendenza dagli USA. Il problema è quanto queste parti del mondo siano interessate ai nostri prodotti, è possibile che le aziende più grandi possano spostare parte della propria produzione negli USA (molte lo hanno già fatto) per cercare di evitare i dazi.
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