Le rapine ai portavalori e l'immagine del bandito sardo
- Scritto da Effe_Pi
Una riflessione di Seripico sugli assalti ai portavalori da parte di banditi originari della Sardegna, anche fuori dall'isola, e quanto questi (non) siano rappresentativi della popolazione sarda.
Di Serpico
Leggendo tanti commenti sullo spettacolare assalto al portavalori a Livorno da parte di un gruppo criminale di indubbia preparazione e risolutezza, mi chiedo: ma siete veramente convinti che questi banditi siano dei paladini della giustizia, che siano ostili allo Stato e in qualche modo si vendichino in nome di disperati e derelitti, rapinando portavalori?
Veramente crediamo a questa favola del rapinatore che assalta portavalori per "resa giustizia". Ovviamente sono sardi, come entusiasticamente scrivono la Nuova Sardegna e L'Unione Sarda, ma non per una nostra ancestrale predisposizione al crimine, teoria nel passato a fondamento di atteggiamenti pregiudizievoli e razzisti verso tutto il nostro popolo. In Toscana in particolare.
Eppure, tantissimi sardi hanno lavorato sodo da quelle parti, e con grande sacrificio si sono fatti una posizione, i loro figli hanno studiato e onestamente hanno contribuito alla rivitalizzazione di zone totalmente abbandonate e inospitali. Sono sardi perché la tecnica è incontestabilmente quella usata da gruppi criminali che provengono da una zona specifica della Sardegna, protagonisti di altri spettacolari assalti (Sanluri, Nuoro, Sassari etc.).
I precursori, pur essendo giovanissimi, sono oggi ergastolani per gravissimi reati (strage della Grottella e Umbertide per citarne alcune) ma erano talmente esperti e spietati che hanno lasciato tra i loro allievi paesani e parenti, ben istruiti. Fanno rapine per il vile denaro, senza paventare rivendicazioni sociali o puttanate varie. Per il vile denaro! Nient'altro.
C'è anche da aggiungere che "il bandito sardo" nello specifico è assolutamente "individualista” e lontano ad ogni concezione di lotta di classe, di senso di appartenenza ad un gruppo collettivo, a parte ovviamente il suo stretto ambito familiare o gruppo ristretto criminale. Non c'è nessuno scandalo in questo, perché (è superfluo e patetico puntualizzarlo) non ci rappresentano minimamente, e non ci sentiamo assolutamente toccati dalle loro gesta.
Questi banditi temerari forse rappresentano gli allocchi che li mitizzano e ne elogiano le gesta, complice la frustrazione quotidiana delle loro vite, dentro le quali magari disprezzano per invidia e gelosia chi lavora onestamente, in silenzio e senza il mitra in mano. Contenti loro!