Strani suicidi e mafia: 1995, Il caso del maresciallo Lombardo - Prima parte
- Scritto da Effe_Pi
Il 4 marzo 1995, all’interno del cortile della Caserma dei Carabinieri “Bonsignore” nel cuore di Palermo, il maresciallo Antonino Lombardo, di 49 anni e con una lunga carriera alle spalle, viene trovato morto per un colpo di pistola alla tempia destra, all’interno della sua auto parcheggiata nel cortile interno della caserma.
Di Serpico
Ufficialmente è una morte per suicidio. Accanto al corpo, con il dito ancora sul grilletto della sua pistola d’ordinanza, una lettera di addio: “Mi uccido per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita... Non ho nulla da rimproverarmi poiché sono stato fedele all'Arma per trentuno anni e, malgrado io sia arrivato a questo punto, rifarei tutto quello che ho fatto. La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani...”.
Il maresciallo Lombardo lavorò per tanti anni a Terrasini, centro poco distante da Palermo. Una zona ad altissima densità mafiosa, un terreno nemico e infido che il sottufficiale conosceva molto bene. Terrasini è vicinissima a Cinisi e questa, se si parla di potere mafioso, vuol dire Badalamenti, Don Tano. Stiamo parlando del gotha di Cosa Nostra dell’epoca. Badalamenti fece uccidere il giovane attivista e militante Peppino Impastato. Ma non solo. Dopo la prima guerra di mafia, che spazzò via con un’autobomba il capo mafia Cesare Manzella nel 1963, artefice della costruzione dell’aeroporto proprio nel territorio di Cinisi, a capo del mandamento mafioso venne nominato Don Tano.
La sua figura rappresenta il prototipo del mafioso esponente della mafia agraria che inevitabilmente si affaccia in città, lucrando su ogni affare possibile e immaginabile. Ha amicizie importanti e relazioni ad altissimi livelli istituzionali, siede nella Commissione di Cosa Nostra ed è intimo di Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Tommaso Buscetta. Trafficante di droga, intervenne per “aggiustare” il processo a favore dei
Rimi di Alcamo e partecipò alle riunioni sul Golpe Borghese insieme ai Greco, Liggio, Alberti etc. Nel momento in cui i Corleonesi conquistano a suon di mitra Cosa Nostra, Don Tano è costretto a riparare all’estero per sfuggire alla furia di Toto Riina. Tanti sui parenti, amici e alleati cadranno per fare terra bruciata intorno a don Tano. Fuggirà prima in Spagna e poi in Sudamerica dove verrà arrestato ed estradato negli USA. Qui sarà condannato a 47 anni di carcere, per traffico internazionale di stupefacenti e altri reati.
Il maresciallo Lombardo è uno sveglio e un investigatore alla vecchia maniera, che conosce il territorio nemico, ne conosce gli umori, i cambiamenti e la fragilità delle alleanze tra le cosche. Ha i suoi informatori e le sue fonti, che gli permettono di indagare ad ampio raggio su Cosa Nostra. Dopo Terrasini venne trasferito al ROS, il reparto investigativo dell’Arma dei Carabinieri e da il suo notevole contributo alla cattura del boss dei boss, Totò Riina, arrestato a Palermo il 15 gennaio del 1993.
Ma perché nella lettera rinvenuta parla “dei viaggi americani”? Per gli addetti ai lavori è facile intuire che i “viaggi” dei quali scrive il maresciallo si riferiscono a quelli che fece in America per andare a colloquio con Badalamenti. Il boss, uomo d’onore che è stato sempre avaro di parole, parla con Lombardo. E Lombardo parla con lui. Di cosa? La situazione in Italia nei primi anni Novanta è destabilizzante. La ferocia mafiosa, attraverso la strategia terrorista, mina le fondamenta della democrazia. Le stragi di Falcone e Borsellino prima e le stragi del 1993 di Roma, Milano e Firenze fanno rabbrividire.
Lo Stato deve reagire! O trattare! Solamente che la seconda ipotesi deve essere percorsa nell’ombra e in totale segretezza. E qui si entra in un guazzabuglio fatto di uomini che agiscono per conto di apparati di potere occulti, servizi segreti, uomini d’onore in disarmo, servitori dello Stato infedeli e uomini coraggiosi e leali. È una partita molto delicata dove non ci sono demarcazioni nette e ruoli ben definiti, e i segreti inconfessabili devono rimare tali. Anche a costo di sacrificare altre vite umane.
Si parla di trattativa Stato-Mafia, della mancata perquisizione del covo di Totò Riina, le feroci polemiche all’interno dei Ros, il ruolo di Ciancimino, dell’omicidio Pecorelli, Dalla Chiesa e della latitanza di Bernardo Provenzano (che forse ha venduto Riina in cambio della promessa di abbandonare la strategia terroristica di Cosa Nostra?) Addirittura, si parla dell’interessamento della CIA. L’ago della bilancia però è oltreoceano, ove è detenuto Tano Badalamenti!
(... qui la seconda parte)
Foto - Lcc