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Tragedia di Barisardo, chi esce a Carnevale con il coltello

  • Scritto da Effe_Pi

Crimini come quello compiuto nel centro dell’Ogliastra ormai da tempo non sono solo storie individuali ma pongono interrogativi sull’ambiente sociale di alcune realtà sarde.

Di Serpico

Il chiaro intento dell’uscire armati in occasione di quella che dovrebbe essere per tutti una festa è quello di colpire immaginari nemici, colpevoli di uno sguardo oppure di aver dato una spinta o semplicemente di essere di un altro paese. Uomini, convinti di essere tali, che vivono di " barrosia", quella che prima chiamavano " balentia". Fanno gruppo, e questo rende i vigliacchi più pericolosi, col branco che li trasforma in simili.

È indubbio che, senza voler criminalizzare paesi e comunità, se un ragazzo esce con il coltello a "fare Carnevale" non è solo un problema individuale, ma ci si deve porre degli interrogativi sull'ambiente sociale nel quale cresce. Ci sono settori e ambienti in certi paesi dove la violenza, come gesto di baldanza e coraggio, e come mezzo di risoluzione dei conflitti, è ampiamente accettata e peggio ancora, incoraggiata. La mitizzazione di vicende criminali e gesta banditesche del passato è pane di tutti i giorni. Basti pensare che c'è ancora chi gareggia per mettersi in posa con Matteo Boe, che non ha certamente bisogno di presentazioni né ha colpe (forse) se qualcuno vuole essere immortalato insieme a lui. Scambiando i sequestratori per eroi romantici.

Chi ruba è furbo, chi subisce il furto è un minchione. Hanno un totale disprezzo della vita altrui, senza interessarsi minimamente delle conseguenze dei loro gesti. Spesso mossi da impeto ma anche da premeditazione. Un'arroganza e prepotenza mitigate da un malinteso concetto di "ospitalità”. Il concetto stesso di ospitalità è viziato perché forzoso, effimero e falso. Si è ospite gradito fino a quando lo decidono loro. Con il loro riso sardonico, le loro pacche sulle spalle e i loro gomiti alti da vino, perché se non bevi a dismisura e te ne vanti non sei uomo.

Lo stesso vale quando esci "a giro" con gli amici. Devi aver il coltello, non si sa mai che a qualcuno del paese vicino gli venga in mente di guardare la ragazza sbagliata, quella che mi piace. Si offendono se percepiscono uno sguardo "scortese", o se vinci una partita di calcio a casa loro. Si offendono se "sgasi" con la macchina di fronte a loro o se ti vedono felice. Gli uomini tutti d'un pezzo non si divertono, o meglio lo fanno " a modo loro", solo se sono gonfi di alcool. Alcool che dà coraggio.

Vivono e si nutrono in un ghetto culturale, un recinto immaginario che racchiude un piccolo mondo. Alcuni di loro inevitabilmente cadono nelle mani della giustizia e nei suoi difficili ingranaggi. In carcere cementano amicizie, conoscono gente "pesante" e anche bulli come loro, sentono racconti e storie. Quando escono tornano nel ghetto, spesso osannati per le loro gesta. Il carcere fortifica. Infatti, chi aveva il coltello dopo ha la pistola. Pronta ad essere usata alla prossima occasione. Perché la pietra che rotola dalla cima della montagna a valle diventa valanga.