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Malocchio, ecco la medicina con cui lo si combatte

Sa mexina de s'ogu secondo le tradizionali credenze sarde sarebbe quella che in ogni paese dell'isola una donna utilizzava per togliere le maledizioni gettate da qualcuno.

Saranno solo superstizioni, ma i sardi antichi (e anche moderni) ci hanno creduto praticamente da sempre: il malocchio, su "poni ogu" da parte di qualcuno, lanciato anche involontariamente con una lode o un gesto di ammirazione, è stato considerato sempre presente nei paesi dell'isola, specie nella Sardegna profonda e più lontana da turismo e modernità. In ogni centro sardo c'era una donna addetta a "sa mexina de s’ogu liau", che doveva essere sempre fatta a titolo gratuito e da una persona più anziana verso una più giovane. 

La "medicina", poi, non si può fare alla stessa persone più di tre volte al giorno, se non funziona con questi tentativi bisogna rimandare a quello successivo, e la persona colpita deve essere vicina a chi la pratica, oppure questi deve avere sotto mano un suo oggetto personale. Si usano tre mucchietti di grano, che compongono un segno della croce, e tre di sale, che vengono poi tutti gettati in un bicchiere d'acqua dopo la formula propiziatoria in limba e diversi segni della croce. Una variante è quella dove si usa un piatto bianco con dell'olio.

Nell'antica Sardegna, per evitare che fosse "postu ogu", ad esempio ai neonati, le persone che facevano complimenti ai piccoli li dovevano toccare, preferibilmente tenerli in braccio, oppure al bimbo bisognava sputare in testa, o ancora sputare tre volte a terra appena la persona che secondo la madre poteva gettare il malocchio si allontanava. L'equivalente de "Sa Mexina" esiste anche in tanti altri territori del sud, dalla Puglia alla Campania, e viene praticato soprattutto in alcune date ricorrenti, come nel venerdì santo pre pasquale.

Foto | Lcc

 

 

 

 

 

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