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I diamanti di Sicilia, Pelagie e Pantelleria

Linosa e Lampione, insieme alla sorella maggiore Lampedusa formano il triangolo delle Pelagie.

Il sentiero è appena visibile, graffiato sullo specchio dell’acqua come un solco di rugiada sulle foglie. Non sempre è possibile scorgerlo, dipende dagli scherzi delle onde che lo svelano a cadenza irregolare di qualche anno. Quando affiora in superficie, incerto e timidissimo, si ha timore di percorrerlo tanto è sottile. E’ il cordone ombelicale impastato di rena rossa e conchiglie che lega l’Isola dei Conigli a Lampedusa, uno scintillio dorato di 30 metri gettato a ponte tra le due isole più prossime alla tunisina Monastir che all’Italia.

Lampedusa | Foto Luca Siragusa (© BY-NC-ND 3.0 IT)

A lambire l’arenile, tra baie e calette rocciose, si spalanca il Mediterraneo dei delfini e delle balenottere, in uno dei suoi tratti più maestosi. Più giù nell’abisso, due occhi dolcissimi vegliano sull’ombra delle imbarcazioni spinte al largo per la pesca, o in cerca di speranza. Appartengono alla Madonna dei Fondali, fluttuante a 14 metri di profondità sullo sfondo sommerso di grotte spugnose, trasfigurato a riva nella spiaggia di Cala Galera.

Isola dei Conigli, Lampedusa | Foto Lucio Sassi (© BY-NC-ND 3.0 IT)

Seguendo la corsa dei piccoli di testuggine verso l’abbraccio del mare, a risalire verso nord, lungo le rotte dei sub, si scorgono i profili di Linosa e Lampione, che insieme alla sorella maggiore Lampedusa formano il triangolo delle Pelagie. Le famose isole d’alto mare, come le definirono i greci. Una disabitata Lampione, minutissima nei suoi 200 metri di lunghezza e 180 di larghezza, fa da satellite alla malizia di Linosa, adagiata sulle acque color cobalto nelle curve seducenti di baie vulcaniche a sabbia scura. Questo diamante schiuso fra i toni costieri del giallo e del purpureo, meglio noto come perla nera di Sicilia, disegna i contorni della Pozzolana, una delle spiagge più suggestive al mondo, eletta dal mito a dimora degli dei. E sempre in tema di divinità, fu Venere ad appassionarsi alla vicina Pantelleria, che reca impressa la ferita delle sue grazie nella lacrima del Lago Specchio. Il riflesso della sensualità venerea ne sconvolse la natura, dando origine al ribollire eterno delle acque sulfuree su letti di fango.

Un paradisiaco inferno, meta del turismo termale a cinque stelle, che regala pelli levigate e sguardo luminoso. I tratti di Venere, appunto. Ancor oggi favare e fumarole spalancano bocche di fumo nel terreno, sospiri di fiamme che si fanno strada negli abissi e rigano di passione, oltre che la terra, il sangue stesso dei suoi abitanti.

Sono queste le Pelagie, giardini dell’Eden dalla storia affascinante e complicata, colorata ad epoche alterne dalle puntate di greci, turchi, arabi e fenici. L’appeal diviene ancor più irresistibile perché speziato degli influssi etnici della vicina Africa, che si respirano nell’aria e prendono vita con la passionalità degli isolani.

Isola dei Conigli, Lampedusa | Foto Silvia Albini (© BY-NC-ND 3.0 IT)

Gente solare, accogliente e sanguigna, che cucina i sentimenti nelle contraddizioni di insalate agrodolci all’arancia, cassate spumose e trionfi di frutta candita, pesce marinato e arancini croccanti. In questi luoghi l’amore ha il gusto dolce dello zibibbo e la rabbia aggredisce il palato con il sale dei capperi. Sapori forti e decisi, aromi inebrianti e folklore di fiaba. Tutto il necessario per smarrirsi al di là di se stessi.


Tra sacro e profano
Religiosissime e devote come si conviene alle siciliane per bene, Linosa e Lampedusa, così come Pantelleria, sono da sempre teatro dell’antica lotta fra bene e male, temuta e vagheggiata al tempo stesso. Resta vivo il fascino misterioso e primordiale della taranta, la danza espiatoria delle donne avvelenate dal morso di scorpione, che trasudano umori demoniaci al ritmo forsennato dei tamburi. Insieme a questa, convive l’usanza delle vampariate, falò accesi dai giovani per festeggiare santi e patroni secondo allegorie più demoniache che celestiali.


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