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Cosa sta succedendo veramente da una settimana in Corsica

Dopo le rivolte seguite all’aggressione a un indipendentista in carcere per omicidio, Macron promette l’autonomia ma il Fronte di liberazione non si accontenta.

Una settimana di rivolte al grido di “Statu francese assassinu” in Corsica, e ora in piene presidenziali francesi arriva la promessa di autonomia di Macron. Nelle città dell’isola “gemella” della Sardegna sono state assaltate caserme, sedi dell’agenzia dell’entrate e altri edifici simbolici dello stato francese, con grandi manifestazioni nelle strade, popolate soprattutto da giovani indipendentisti: il tutto dopo che Yves Colonna, il più celebre esponente del “commando Érignac”, condannato all’ergastolo per l’omicidio del prefetto della Corsica nel 1998, è stato aggredito da un altro detenuto jihadista ed è ricoverato tra la vita e la morte.

Ora, a 25 giorni dal primo turno elettorale delle presidenziali Macron apre all’autonomia: molte e differenziate le reazioni, dalla soddisfazione dei corsi autonomisti moderati, alla rabbia degli indipendentisti del FLNC che promettono una nuova rivolta. Fino agli avversari di Macron alle presidenziali, che lo accusano di opportunismo. "Siamo pronti ad arrivare fino all'autonomia. Ecco, la parola l'ho detta": ancora prima di sbarcare ad Ajaccio e recarsi poi in visita a Porto Vecchio, il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, aveva affidato ai microfoni di giornali e tv il senso della svolta. Gilles Simeoni, il presidente della Regione, autonomista di lungo corso, aveva nascosto a fatica la soddisfazione: "Sono parole importanti, che aprono una prospettiva, ma sono parole alle quali adesso bisogna dare un seguito e una concretizzazione".

Di tenore completamente opposto le reazioni del Fronte di liberazione nazionale della Corsica, il FLNC degli indipendentisti puri e duri, che minaccia di riprendere la lotta armata e denuncia il "disprezzo" dello stato che rifiuta di vedere la realtà nella rivolta delle ultime settimane: "Da noi, la rivolta provoca l'insurrezione", hanno fatto sapere gli indipendentisti, che hanno deposto le armi dal 2014. Per loro non ci sono mezze misure, il potere è quello legislativo, che resterebbe ovviamente escluso dalla svolta autonomista, che garantirebbe invece alle autorità dell'isola di poter gestire settori come il sociale, la sanità e l'economia a livello regionale.   

Soltanto domenica scorsa, a Bastia, 102 persone - fra cui 77 poliziotti e gendarmi - sono rimaste ferite nella manifestazione. La rabbia degli indipendentisti fa leva sui risultati positivi da loro ottenuti in tutte le elezioni territoriali recenti (2015, 2017, 2021) e del mancato ascolto per le loro rivendicazioni. "Se lo stato francese rimarrà ancora sordo - hanno fatto sapere in un comunicato al quotidiano Corse-Matin - il sacrificio della gioventù non potrà che provocare una reazione proporzionata da parte nostra". "Saranno discussioni per forza lunghe – ha ammesso Darmanin - il futuro dei corsi resta pienamente nella Repubblica francese".  

Di tenore diverso le reazioni degli avversari di Macron nella corsa all'Eliseo, condotta largamente in testa nei sondaggi dal presidente uscente: "Passare dall'omicidio di un prefetto alla promessa di autonomia, ci può essere un messaggio più catastrofico?", si chiede Marine Le Pen in un tweet, proclamando di "rifiutare che il cinico clientelismo di Emmanuel Macron spezzi l'integrità del territorio francese". Per Eric Zemmour, polemista anche lui di estrema destra, si tratta di "una bassa manovra elettoralista". E per Valérie Pécresse, della destra Républicains, Macron "cede alla violenza". A sinistra, la socialista Anne Hidalgo ha denunciato "una volontà di scavalcare le presidenziali con un ministro dell'Interno che ci spiega l'avvio di un processo lungo di autonomia".

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