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I Giganti a Pechino: intervista all'ambasciatore in Cina

Intervista all'Ambasciatore a Pechino, Ettore Sequi, che racconta in parallelismo tra giganti di Mont'e Prama e guerrieri di terracotta cinesi, oltre al rapporto sempre più stretto tra l'isola e il colosso asiatico.

Un rapporto sempre più stretto, che oltre a turismo ed economia ora è testimoniato anche dalla cultura: a Pechino, di recente si è parlato dei Giganti di Mont’e Prama, collegamento ideale tra Cina e Sardegna, due territori particolarmente legati alla loro storia. Su questo rapporto IteNovas.com ha intervistato l’Ambasciatore italiano a Pechino, Ettore Sequi, sardo di Ghilarza che ci ha raccontato una vicinanza sempre più evidente.

L’approdo dei giganti a Pechino, con una conferenza, testimonia un legame tra due territori particolarmente legati all’antichità: come è nato questo evento?

Si è trattato di un accostamento quasi naturale: le tempistiche e le analogie nella ri-scoperta di due siti archeologici quali quelli dei guerrieri di terracotta a Xi’an e dei giganti di Mont’e Prama di Cabras hanno particolarmente incuriosito il pubblico cinese.
Nello stesso anno e nello stesso mese (marzo 1974), Yang Zhifa a Lington (Xi'an, Cina) e Sisinnio Poddi a Mont'e Prama, due contadini l’uno distante dall’altro 8500 chilometri, riportarono alla luce due tra i più importanti siti archeologici del mondo, destinati a fare riscrivere i testi della storia dell'arte. Con il contributo delle Università di Cagliari e di Sassari e dell’Agenzia ICE abbiamo quindi colto l’occasione per promuovere questo legame culturale italo-cinese, illustrando ad un incuriosito pubblico cinese la cultura e i prodotti sardi.
La Cina è un Paese con una storia millenaria alle spalle. Ha fatto particolarmente impressione al pubblico cinese poter conoscere opere così straordinarie che hanno ben 3000 anni. Il Comune di Cabras è inoltre in contatto diretto con la Municipalità di Xi’an al fine di poter studiare possibili forme di collaborazione tra enti locali. C’è un aspetto anche personale nella Conferenza a Pechino. Uno dei relatori era il  Professor Zucca, insigne Archeologo, Professore ordinario all’Università di Sassari e Direttore del Museo di Archeologia di Oristano. Bene, ci conosciamo da più di 40 anni. Abbiamo studiato insieme (lui era avanti di un anno rispetto a me) presso il Liceo De Castro a Oristano. E, 43 anni fa, in una piovosa sera d’inverno, ho potuto assistere personalmente alla scoperta di una importantissima necropoli punica nell’Oristanese. Ritrovarlo qui a Pechino dopo tanto tempo come scienziato a livello mondiale mi ha veramente commosso.

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Col recente passaggio di Xi Jinping in Sardegna si è creato un interesse cinese verso la nostra isola: da osservatore privilegiato ci racconta qualche episodio su come si sta sviluppando questo legame?

La scelta del Presidente Xi Jinping di passare per la Sardegna, in transito verso il Vertice APEC di Lima, non è stata casuale. Dimostra semmai l’attenzione del Presidente della Repubblica Popolare verso il nostro Paese e verso le potenzialità di una regione quale la Sardegna.
Xi è rimasto colpito per la straordinaria e calorosa accoglienza ricevuta in Sardegna, da parte delle autorità dell’Isola e del Governo italiano. Di tale accoglienza egli si è detto più volte personalmente riconoscente. Lo ha ricordato lo scorso febbraio al Presidente Mattarella, in visita di Stato in Cina, e da ultimo al Presidente Gentiloni, a Pechino per la partecipazione al Belt and Road Forum for International Cooperation di maggio.
La sua visita è stata l’approfondimento di un rapporto che si è particolarmente consolidato nell’ultimo anno, sia da parte cinese che da parte nostra. In particolare desidero ricordare la missione guidata in Cina dal Vice Presidente della Regione Raffaele Paci o l’investimento di Huawei a Pula. Un investimento, quest’ultimo, particolarmente significativo perché punta sull’innovazione, la tecnologia e settori all’avanguardia come l’urbanizzazione sostenibile e le smart cities. Non è infine un caso che i dati degli afflussi turistici cinesi in Sardegna siano in aumento proprio all’indomani della visita di Xi Jinping[1]. Infine il Presidente Xi è rimasto colpito non solo dalla bellezza e dalla storia della nostra Isola, ma anche dall’attenzione che dedichiamo alla qualità e alla sicurezza del cibo, premessa alla straordinaria longevità dei sardi. Si tratta di un tema cui è attribuita particolare importanza nel XIII Programma Quinquennale cinese.

 

La Sardegna ha un grande potenziale verso l’estremo oriente, cosa dovrebbe fare per farlo conoscere in un paese come la Cina?

Quanto fatto negli ultimi anni in termini di impegno istituzionale da parte della Regione Sardegna e di formazione da parte del sistema universitario sardo va certamente nella giusta direzione e merita di essere ulteriormente incoraggiato e approfondito. D’altra parte, affrontare un mercato complesso, enorme e competitivo come quello cinese richiede alle imprese sarde – e italiane in generale – un’attenta preparazione e la capacità di giocare di squadra in raccordo con tutti gli attori del Sistema Paese in Cina, a partire evidentemente dall’Ambasciata e dai Consolati Generali.
Sostenerle è compito dell’Ambasciata e dei Consolati Generali che da essa dipendono. D’altra parte la Cina ci offre opportunita’ straordinarie. Secondo un recente studio (Credit Swiss annual report, ottobre 2015) con 110 milioni di adulti nel 2015 la classe media cinese ha superato per la prima volta quella degli Stati Uniti (92 milioni). Con 250 milioni di cittadini mediamente benestanti, nel 2022 la Cina diventerà il più grande mercato mondiale per i beni di consumo. Dobbiamo saper intercettare queste tendenze, volgendole a nostro favore. Altrimenti, altri lo faranno più velocemente di noi. Un settore che tocca direttamente la Sardegna: quello turistico:  secondo dati della China National Tourism Academy, 100 milioni di turisti cinesi hanno varcato le frontiere nel corso del 2014, 120 milioni nel 2015 e ben 140 milioni nel 2016 (su un totale di circa 300 milioni di titolari di passaporto). Di questi, solamente nel 2015, 3,6 milioni hanno visitato l’Europa e 1,3 si sono recati nel nostro Paese. Nel 2015 i turisti cinesi hanno speso all’estero 215 miliardi di dollari, il 53% in più rispetto all’anno precedente. L’Economist Intelligence Unit stima tra l’altro che i turisti cinesi in viaggio in Europa rientrano oggi nelle fasce reddituali medio-alta (tra i 10mila e i 30mila dollari l’anno) e immediatamente superiore. In prospettiva, con uno sguardo rivolto al 2030, è facile immaginare un bacino di potenziali turisti interessati all’Europa tra le 200 e le 300 milioni di persone.
L’Ambasciata e i Consolati Generali lavorano per favorire il nostro business. Per attrarre i viaggiatori cinesi la Farnesina ha d’altronde investito da tempo in efficienza: migliorando tempistiche, procedure e servizi connessi con il rilascio del visto. Dal 2014 la concessione dei visti per turismo individuale e affari avviene in 36 ore dal momento dell’arrivo del passaporto negli uffici consolari. Una misura che ha consentito una crescita del numero di visti per turismo individuale superiore al 100% tra il 2014 e il 2016. Dall’anno scorso contiamo infine su un totale di 15 centri visti in altrettante città, il massimo consentito dalle autorità cinesi. Il tutto senza venir meno ad efficaci e puntuali controlli di sicurezza, come certificato da un’ispezione Schengen che ha recentemente interessato la nostra Ambasciata a Pechino. È ora necessaria una moderna e capillare azione promozionale e una campagna di comunicazione che raggiungano i tour operator e i consumatori finali.  Le istituzioni si impegnano dunque a dare continuità e profondità alle relazioni bilaterali, con visite frequenti e obiettivi precisi.
Il rapporto con Pechino, a ben pensarci, può costituire uno stimolo potente per incoraggiare la modernizzazione del nostro stesso Paese. Confrontarsi con il mercato cinese, significa anche confrontarsi con le nostre debolezze e carenze, valorizzando al contempo i nostri punti di forza.



[1] Turismo: fattore voli cruciale per Sardegna; boom presenze cinesi =

(AGI) - Cagliari, 23 mag. - Nuovi collegamenti aerei diretti si traducono in Sardegna in maggiori flussi turistici dal Paese estero di partenza, ma quando vengono tagliati la differenza e' netta. I dati sulla provenienza dei visitatori dell'isola nel 2016 diffusi oggi dall'assessorato regionale del Turismo mostrano chiaramente la dipendenza dal fattore voli: la riduzione delle rotte da e verso la Spagna, gestiti in gran parte da Ryanair, per esempio, si e' tradotta l'anno scorso in un calo di arrivi di turisti spagnoli (attorno al 7%). Al contrario voli diretti da e per la Polonia hanno portato oltre il 39% in piu' di visitatori polacchi. Un calo particolarmente evidente hanno subito gli arrivi dall'Irlanda (oltre il 50 per cento) e dalla Norvegia (piu' del 23%). Spariti i voli low cost, si sono quasi dileguati anche i turisti provenienti da Lituania (-60%), Lettonia (-46%) ed Estonia (-26%) Crescite record, invece, si registrano per i turisti provenienti dalla Bulgaria (+96% gli arrivi e +167% le presenze) e dalla Cina (15% circa gli arrivi e +120% le presenze).
Piu' di 2,1 milioni di visitatori (fra i italiani e stranieri) ha alloggiato in strutture alberghiere, mentre circa 680mila hanno preferito sistemazioni extra-alberghiere (in particolare campeggi, affittacamere, case vacanze, agriturismo e villaggi turistici, e 76mila hanno scelto B&B. Crescono le preferenze per l'albergo diffuso (+22%), le locande (+70%, anche se diminuisce il tempo di permanenza), mentre diminuiscono gli arrivi negli ostelli della gioventu' (-18%) e nei residence (-26%).

 

 

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