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Fact checking: i ricchi hanno votato Trump

Maggioranza al miliardario tra tutte le categorie di elettori che guadagnano più di 50mila dollari, Clinton abbandonata dalla sinistra di Sanders.

Il luogo comune mediatico prima delle elezioni voleva che Trump non potesse vincere perché razzista, misogino e volgare, ora che ha vinto il luogo comune vuole che lo abbiano votato (probabilmente proprio perché razzista e volgare) i poveri, i disperati, coloro che sono furiosi per le conseguenze subite dalla crisi degli ultimi anni. Eppure, se si vanno ad analizzare i dati, non è proprio così: da una infografica pubblicata dal New York Times, infatti, si può vedere che i ricchi americani hanno votato, a maggioranza, per Trump, mentre coloro che guadagnano meno di 50mila dollari hanno scelto a maggioranza Hillary Clinton, come hanno fatto le donne e le minoranze etniche, soprattutto neri ma anche ispanici e asiatici. 

Trump vince con il voto dei ricchi borghesi

Non è quindi vero che siano i poveri e i disperati ad aver dato la vittoria al Tycoon newyorkese: quelli che guadagnano da 50000 dollari in su hanno votato tutti in maggioranza per lui, anzitutto tra 50 e 100mila (50 a 46%), ma anche tra 100 e 200mila (48 a 47%) tra 200 e 250mila (49 a 48%) e perfino oltre i 250mila (48 a 46%), mentre chi guadagna meno ha votato di più la Clinton, sia coloro che hanno un reddito sotto i 30mila (53 a 41%) sia tra 30 e 50mila (51 a 42%). Il bello è che questi ricchi sembrano pensare che l'economia vada male, infatti hanno votato per Trump (55 a 39%) quelli che pensano vada così così e sempre per lui hanno votato in modo schiacciante quelli che pensano vada decisamente male (79 a 15%), mentre chi pensa che in fondo l’economia Usa negli ultimi anni sia migliorata (del resto lo dicono i dati) ha votato quasi sempre per Hillary.
Sembra quasi che abbiano votato Trump tutti i ricchi a cui Obama ha tolto qualcosina per distribuirla (seppur non in grandi quantità) agli altri.

Clinton abbandonata dalla sinistra di Bernie

Ma bastava la voglia di vendetta dei ricchi (o almeno benestanti) che hanno dovuto dare qualcosa ai meno ricchi per colpa del “socialista” Obama? ovviamente no, infatti l’asso nella manica di The Donald è stata proprio la Clinton: la candidata democratica ha fatto qualcosa che per la politica americana è se non inedito clamoroso: si è ricandidata dopo aver perso le primarie proprio contro il presidente uscente, ed è quindi stata percepita come donna dell’establishment, attaccata alla poltrona, fin troppo moderata e pronta a nuove avventure (anche militari) in politica estera. Tutto ciò che non poteva piacere a larga parte della base più “radicale” che alle ultime due elezioni aveva scelto il primo presidente nero, e che alle primarie aveva votato in massa l’altro socialista (questa volta dichiarato) Bernie Sanders. Alla Clinton, secondo un’altra infografica, mancano ben 8 milioni dei voti che Obama aveva avuto quattro anni fa: non esiste, invece, stando ai dati, il “boom” reazionario di Trump, che in valori assoluti ha preso meno voti di entrambi i candidati sconfitti dal presidente uscente (Mc Cain e Romney) e addirittura meno voti, in valori assoluti, della sua stessa avversaria (al momento, secondo i conteggi, circa 200mila). Era già accaduto nel 2000 ad Al Gore (con meno scarto) di perdere così, e forse “la più grande democrazia del mondo” dovrebbe riflettere su un sistema elettorale che in 16 anni fa vincere due volte il candidato meno votato dal popolo.

 

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