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Gli 80 anni di Bob Dylan e l'immortalità

Un autore infinito, oltre le mode, il periodo delle canzoni di lotta e una coerenza a tratti soprannaturale.

Se si pensa quello che ha fatto Bob Dylan nella sua carriera non sembra che abbia vissuto solo ottant'anni, quelli che compie oggi: sembrerebbero più qualche centinaio, duecento o quattrocento, tante sono le vite artistiche che sembra avere vissuto questo personaggio. Vivere tante vite capita a molti di noi, come cambiare carriera, cambiare relazioni, città, paese. Ma nel caso di un artista come Dylan è diverso: lui sembra veramente aver attraversato epoche in cui ha creato stili musicali e letterari, che si sono sovrapposti e modificati nell'arco degli anni dei decenni in una maniera che sinceramente impressiona e sembra quasi soprannaturale.

Molti quando si approcciano alla all'arte di di Bob Dylan lo considerano sostanzialmente un cantante folk a 18 anni è facile che si scopre l'esistenza di questo artista famoso in tutto il mondo per canzoni come blowin in the Wind, the Times they are a changing e altre famose canzoni politiche o comunque legate a un certo momento di lotta per i diritti civili, anche se poi sono diventati inni universali che che ancora oggi hanno hanno un loro valore ben preciso. Per tanto tempo ad esempio chi scrive ha identificato Dylan con questo pugno di canzoni che poi sono tante e importanti ma non rappresentano se non in minima parte una delle vite di questo di questo artista, che poi ha rinnegato più volte se stesso e si è trasformato in altro, a volte con maggiore successo da un punto di vista artistico, ad esempio quando dopo il folk è venuto il Dylan elettrico, quello che è stato considerato anche in qualche modo un rinnegato dalla scena di cui faceva parte, di cui molti lo consideravano portavoce, anche se lui non lo aveva mai rivendicato.

Il Dylan elettrico è quello che è probabilmente ha prodotto le cose più importanti da un punto di vista e strettamente musicale e anche sui testi con album come Highway 61, Blonde on blonde e tutti gli altri seguiti in maniera più o meno rilevante fino a metà degli anni 70 e con il capolavoro Blood on the tracks che in qualche modo ha rappresentato forse il punto d'arrivo di questo periodo. Non che sia finita lì, perché è stata proprio l'estrema coerenza dei 40 anni successivi, la capacità di rinnovarsi restando fedele a se stesso, anche davanti alla possibile istituzionalizzazione della sua arte, culminata nel premio Nobel e nel suo grande rifiuto, a distinguere Dylan da altri grandi rocker dei decenni passati. Questo è ciò che lo rende davvero immortale, senza una morte spettacolare e trasgressioni gratuite, in una maniera che sembra perfino avere tratti di soprannaturale per come si è evoluta nei decenni.

Le sue parole e la sua musica restano e resteranno uno "Shelter from the storm" per tutti gli appassionati, rifugio infinito di meraviglia in parole e musica.

Foto | Xavier Badosa su Flickr

 

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