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ZUCCA: ALLO STADIO GUARDO L'ARBITRO

Accorsi ArbitroIntervista di IteNovas al regista sardo che con il suo "L'arbitro" ha appena aperto Venezia.

Nega l'influenza sul suo lavoro della vita di paese, ma ammette quella degli aneddoti campidanesi di suo padre. Si dice influenzato da Monicelli e i fratelli Coen, pensa che il cinema sardo andrebbe sostenuto con più forza dalle istituzioni e non trova Bauladu, dove vive oggi, e il lido di Venezia due mondi poi così lontani. Parliamo del regista 41enne Paolo Zucca, il cui primo lungometraggio "L'arbitro" ha aperto nei giorni scorsi l'edizione 2013 della Mostra del cinema di Venezia. Ora si racconta in un'intervista ad IteNovas:

Come si fa ad arrivare da Bauladu all'apertura di Venezia? sembrano due mondi lontanissimi

Vivo a Bauladu, ma mi sono laureato a Firenze, ho vissuto a Roma, negli Stati Uniti e in Irlanda. 
Ho studiato, ho viaggiato molto e continuo a farlo. Insomma, non sono un “ragazzo di paese” ma un cittadino cosmopolita. Il mio film racconta in parallelo la Champions League e la Terza Categoria sarda, due mondi lontanissimi, come la mostra del Cinema di Venezia e Bauladu, ma che in fin dei conti non sono poi così lontani come sembra.

Hai scelto il calcio come metafora della miserie della società: perché ritieni proprio questo sport così significativo?

Ho scelto il calcio come metafora dei destini umani e di un ineluttabile legge morale. Le miserie della società italiana mi interessano abbastanza poco. Un famoso sociologo scrisse: “il sociologo è colui che va allo stadio per guardare il pubblico, non la partita”. Io vado allo stadio per guardare l’Arbitro.

I tuoi lavori alternano il registro comico, grottesco e drammatico. Quali sono gli autori che consideri tuoi ispiratori?

Guardo con il binocolo i fratelli Coen, Mario Monicelli e Sergio Leone.

Tu vieni da un piccolo centro, come ce ne sono tantissimi in Sardegna. Pensi che questo ti abbia influenzato nel tuo lavoro? in che maniera?

Come ho già scritto, io non sono un ‘paesano’ a tutti gli effetti, anche se adesso abito in un posto che ha circa 800 abitanti. Sono cresciuto a Oristano, che però ha la dimensione ibrida (e mentalmente letale) della cittadina di provincia, più che del piccolo paese. Gli aneddoti di mio padre e l’umorismo surreale del suo paese (Narbolia) sono invece un elemento importantissimo per il mio lavoro di drammaturgo.

Il cinema sardo sembra attraversare un momento di splendore: pensi si punti abbastanza su questa risorsa della nostra terra? cosa occorrerebbe fare?

In Sardegna sono stati prodotti recentemente dei bellissimi film (come per esempio Su Re e Bellas Mariposas) ma se ne fanno troppo pochi. Credo che vadano investite da parte della Regione Sardegna maggiori risorse economiche nei due strumenti che già abbiamo a disposizione: la Sardegna Film Commission per attirare film da tutto il mondo (belli o brutti che siano) e la Legge sul Cinema sardo per sostenere il cinema d’autore capace di valorizzare la Sardegna e la sua identità.

Il film di Zucca sarà in sala dall'11 settembre ad Oristano, e dal 12 in tutte le altre città italiane. Per invogliarvi ad andare a vederlo, a questo link potete trovare il cortometraggio omonimo cui è ispirato, realizzato nel 2009 e vincitore del David di Donatello, del Premio speciale della giuria a Clermont-Ferrand e di molti altri riconoscimenti internazionali.

Foto di Francesco Piras

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