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FORSE NON FA: 10 COSE DA EVITARE A CAGLIARI

Forse non faIl libro di Celestino Tabasso è una guida su cosa evitare nel capoluogo sardo.

“Che differenza c’è fra Cagliari e un romanzo russo? Qual è l’animale che l’Antartide invidia ai parchi cagliaritani? Che cosa manca nella casa dove Emilio Lussu si difese da un’aggressione fascista? Che odore c’era nel quartiere di Castello nel tardo Seicento? Che cosa accade se si adula la popolazione locale affidandosi agli stereotipi sui sardi?”

Sono alcune delle domande a cui tenta ironicamente di rispondere il libro “Forse non fa – Dieci errori da evitare a Cagliari” di Celestino Tabasso, pubblicato dall’editore Caracò, presentato a Sassari, nei giorni scorsi, durante la manifestazione “Letti di notte”. Non il solito volume di suggerimenti più o meno turistici su cosa fare in una città come Cagliari e in una terra come la Sardegna, ma una “più difficile – e stimolante” guida su cosa vada evitato, utilizzando i possibili “errori” da non fare come spunto per raccontare storie, odori e atmosfere della città.

In dieci capitoli, uno per errore, lo scrittore e giornalista istruisce i lettori anche “su dove mangiare, come vestirvi e come imparare rapidamente e a costo zero le più efficaci espressioni dell’idioma locale”: Tabasso, nato a Nuoro e cresciuto a Sassari, in questo libro che è un atto d’amore verso la città dove abita (che “In fondo è venuta bene. Molto”), dissipa anche le dieci “più ostinate e diffuse menzogne sul conto di Cagliari e dei cagliaritani”.
Un volume che, racconta, è nato perché aveva “tempo libero” e che voleva essere “una guida sensoriale alla città di Cagliari, vaghissimamente suggestionata da ‘Sotto un sole giaguaro’ di Calvino”. In realtà – continua Tabasso – “ho cominciato a scrivere qualcosa sull’olfatto e mi è scattato un cazzeggio totale – che sarebbe un modo onesto per definire il flusso di coscienza narrativa”.

In “Forse non fa”, Cagliari è la città dove non ci si deve chiedere continuamente il perché delle cose che non si riesce a spiegarsi, ad esempio dove sul colle più maestoso si costruisce l’unico edificio da dove non si può guardare fuori, il carcere, dove nell’angolo più romantico a picco sul mare si costruiscono palazzi che “nemmeno in Bulgaria”, dove i nomi sono pieni di “x” che si pronunciano come “j” francesi, ci sono i doppi semafori rossi e a volte si mangia pesce che viene dall’altra parte del mondo. La città dove c’è un ospedale in mezzo a una spiaggia e zone bellissime riservate ai militari, ma che tutto sommato è una città “molto più sensata di come poteva essere”, specie viste le premesse.

 

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