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Gramsci: le opere originali all’Archivio di Stato

Gramsci Bianco neroGli autografi dell'intellettuale sardo saranno salvaguardati grazie a un accordo tra Fondazione, Mibac e Istituto per il restauro.

Sarà l'Archivio Centrale dello Stato a custodire gli autografi di Antonio Gramsci, fino a quando la Fondazione Istituto che ne porta il nome non disporrà di attrezzature adeguate alla conservazione dei manoscritti. Dopo le polemiche e gli appelli degli ultimi mesi, la decisione è stata presa in una riunione che si è tenuta qualche giorno fa al Ministero dei beni culturali e turismo, in seguito alla quale è stata firmata una convenzione immediatamente operativa tra i soggetti coinvolti. Una soluzione che arriva proprio mentre sembra invece precipitare la situazione de L'Unità, il quotidiano fondato dal grande leader comunista. Le lettere autografe sono state già portate all'Archivio di Stato dove nei prossimi mesi arriveranno anche i 33 Quaderni del Carcere, al momento affidati all'Istituto Centrale per il Restauro (Icrcpal) per una serie di interventi conservativi.

La soluzione, che ha consentito di togliere le preziose e delicatissime carte dell’intellettuale sardo dalla cassetta di sicurezza nella quale fino ad oggi erano custodite, sblocca la situazione di quel Fondo Gramsci che dal 1975 è stato dichiarato ''di notevole interesse storico'', integralmente riordinato e inventariato durante i lavori archivistici avviati nel 2008. Si compone di 2.280 documenti ed è articolato in 4 serie che comprendono le Carte personali (1905-1937), l' Epistolario (1912-1937); i Quaderni del carcere (1929-1935) e i Documenti su Antonio Gramsci (1928-1937).

La convezione firmata tra Istituto Gramsci, Archivio di Stato e Istituto centrale del restauro prevede tra l'altro che l'Istituto centrale per il restauro, oltre agli interventi conservativi sui Quaderni, assicuri anche periodiche verifiche sullo stato di conservazione delle carte depositate all'Archivio di Stato. I quaderni e le lettere, viene precisato, saranno comunque integralmente consultabili attraverso la riproduzione digitale alla quale si potrà accedere sia dalla sede della Fondazione Istituto Gramsci che dal prossimo settembre  dalla sede dell'Archivio Centrale dello Stato.

 



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