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Spesa proletaria a Cagliari: ritorno agli anni '70?

Scontri anni '70Nel capoluogo sardo una decina di donne fanno la spesa al supermercato senza pagare, le crisi riporta a pratiche degli anni '70.

Cagliari torna agli anni '70 e alle lotte estreme al limite della legalità? sembrerebbe di sì, almeno a giudicare da quanto successo oggi davanti alla sede dei servizi sociali del Comune del capoluogo, dove una decina di donne hanno protestato contro la riduzione dei sussidi per le persone meno abbienti, finendo poi per fare la "spesa proletaria" in due supermercati, uscendo senza pagare. Dopo aver partecipato con altre 50 persone alla protesta davanti agli uffici comunali, il gruppo di donne è entrato in un supermercato "Auchan" e in un "Ld", e dopo aver riempito i carrelli sono andate via senza pagare dichiarando di "non avere i soldi per dare da mangiare alle loro famiglie". Dopo i furti sono intervenute le forze dell'ordine e le donne saranno denunciate.

Immediato l'intervento del Questore Filippo Dispenza: "Chiaramente c'è tutta la comprensione umana possibile per queste persone che hanno gravi difficoltà economiche che non consentono loro di sfamare le loro famiglie. Come Questore della provincia di Cagliari devo richiamare l'attenzione di queste persone che tali comportamenti sono illegali ed in ogni caso costituiscono reato di furto aggravato. Episodi di questo genere rischiano di degenerare in rapine quantomeno improprie se qualcuno si opponesse a tali illeciti comportamenti. Sarebbe opportuno si rivolgessero in maniera anche più pressante, senza porre in essere alcuna violenza, ai servizi socio-assistenziali del Comune".

Insomma, una pratica, quella della spesa (o esproprio) proletario, che è nata negli anni "di piombo" da alcuni gruppi della sinistra extraparlamentare, che portavano avanti una politica di "riappropriazione" con alla base la questione del valore prodotto dal lavoro degli operai: con l'esproprio proletario la classe operaia si sarebbe riappropriata dei beni e servizi che produce ma di cui è privata dal sistema del mercato. La riappropriazione non riguardava solo i beni di prima necessità, ma spesso ne venivano interessati negozi d'abbigliamento, librerie e negozi di dischi. Più in generale si poneva il problema del carovita e dei bisogni materiali che le fasce popolari della società (in particolare il proletariato e il sottoproletariato urbano) non riuscivano a soddisfare a causa del basso reddito. Esattamente quello che succede oggi, con la disoccupazione (in particolare quella giovanile) ai massimi dal 1977, proprio l'anno degli autonomi e della maggiore diffusione di questo tipo di pratiche "di rivolta".

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