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Regionali 2014: Programmi su sanità e servizi sociali

Sardegna 2014 Sanità e servizi socialiCruciale eppure trascurata: la sanità nei programmi per le regionali.

Complessivamente ci si attendeva di più da un programma che riguarda oltre il 50% del bilancio regionale. Ci si aspettava meno populismo, meno banalità e più competenza. Diversi candidati hanno invece trattato l’argomento in poche righe e con assoluta superficialità.

Nessuno dei pretendenti alla guida della Regione ha parlato della rete dell’emergenza/urgenza, in particolare in periferia, dove l’orografia del territorio rende difficoltoso questo servizio da implementare necessariamente con un valido e dedicato sistema di elisoccorso h24 attualmente inesistente. Parliamo di un punto che riveste un ruolo fondamentale nella riorganizzazione della rete ospedaliera e del futuro dei piccoli ospedali, se non si vuole creare cittadini di serie A e serie B.

Nonostante sia ben noto che l’80% delle strutture sanitarie pubbliche mancano dei requisiti strutturali per l’accreditamento istituzionale, ben poco si dice dell’edilizia sanitaria: gli interventi finora portati su tali edifici si limitano alla risoluzione dei problemi più urgenti ma manca la pianificazione ed è assente la definizione degli obiettivi a cui saranno destinati molti presidi per rendere più coerenti le opere di ristrutturazione.

La spesa farmaceutica e i mezzi per fermarne l’ascesa sono ben poco considerati, così come l’inefficienza di una macchina amministrativa sovradimensionata ma improduttiva, che drena risorse sottratte ai servizi. Nelle Regioni “esempio” il personale amministrativo non supera il 7% del totale del comparto Sanità, ma in Sardegna varia dal 24 al 43%, a conferma dell’uso politico che in passato ne è stato fatto.

Le proposte riguardanti l’ambito veterinario latitano con l’unica eccezione della formazione di centrosinistra,  e le politiche di prevenzione riguardanti blue tongue e peste suina, temi all’ordine del giorno nelle cronache regionali e vera emergenza regionale, vengono abbandonati. Così, si ignora il fatto che la Sardegna da sola detenga il 50% del patrimonio ovi-caprino nazionale e che le emergenze ad esso legate si ripropongano ciclicamente a causa di una mancanza di strategia per affrontarle. Nei primi anni 2000 la nostra regione non ha fatto nulla per avere sul proprio territorio il Centro Nazionale di referenza per la blue tongue, istituito presso l’Istituto zooprofilattico di Teramo in Abruzzo, e sembra che da allora le cose non siano cambiate!

L’argomento tabù per eccellenza e perciò non trattato da nessuno dei candidati è il complesso rapporto tra sanità pubblica e privata. In Sardegna non esiste il privato “puro” se non per i piccoli professionisti, esiste il privato “convenzionato” e cioè a rimborso pubblico. Alcuni ambiti delle specialità sanitarie sono quasi completamente in mano alla sanità privata, in particolare i posti letto destinati alla riabilitazione ed alla lungodegenza.

Inoltre, non c’è mai stato un reale piano per la concessione delle convenzioni alle strutture private sulla base della effettiva necessità. Tale mancanza si sente. Ancora oggi sono molti i privati che, sulla base di promesse di politici di turno, non supportate da reali esigenze di copertura di servizi sanitari, usufruiscono di tale beneficio o danno vita a nuove strutture che nascono già con l’assicurazione di beneficiarne.  In tale modo si sostengono progetti di strutture che andrebbero a duplicare quelle già esistenti, togliendo risorse per queste ultime e mortificandone gli operatori (vedi progetto San Raffaele Olbia).

Banali ed insignificanti gli accenni alla sanità elettronica, vero e proprio fulcro per l’innovazione e la sostenibilità del Sistema Sanitario visto che investire in E-health oggi, significherebbe garantire oltre ad un abbassamento dei costi, anche un netto miglioramento della qualità delle prestazioni. Infine, nessun cenno ad investimenti in prevenzione (attualmente il 5% del budget regionale) che, se aumentati, potrebbero ridurre di un terzo le spese sull’assistenza nel lungo periodo.

Nel complesso i programmi per la sanità del prossimo quinquennio sono deludenti. Tutte le formazioni dimostrano di non conoscere a sufficienza l’ambito in cui più vengono concentrate le attenzioni economiche della Regione (in tempi di crisi e di tagli drastici non è un buon segno).

Ciò che più si nota è l’approccio differente, rispetto al tema, tra la formazione attualmente in carica, che difende un operato francamente ridotto ai minimi termini, e la coalizione ad oggi all’opposizione, che dimostra maggiore preparazione ma poco coraggio sul tema, con le formazioni emergenti che presentano qualche buona proposta, seppure talvolta irrealizzabile o al limite del populismo e della vaghezza.

Il leit motiv ricorrente in tutti i programmi è la razionalizzazione delle spese (buon termine che evita la parola taglio), smentita da proposte spesso costose, che non tengono conto delle possibilità economiche attuali e poco si conciliano con il personale sanitario frequentemente ridotto all’osso e costretto a grossi sacrifici per mantenere un buon servizio per i pazienti.


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TABELLA RIASSUNTIVA


Cominciamo il domani  Pigliaru Le attese per il programma sanità della coalizione che ha fatto opposizione all’attuale maggioranza, non sono state pienamente ripagate. Buona l’analisi globale, ma nello specifico, per alcuni temi cardine è superficiale, mentre troppo specifica e dettagliata per altri temi dai più considerati marginali. Si percepisce la paura di perdere consensi, in particolare tra gli operatori, non la voglia di acquistarne a fronte di scelte difficili, ma necessarie. Così si abbandonano temi scomodi, come il ruolo della sanità privata, dello sproporzionato peso della macchina amministrativa e del suo personale sul bilancio sanitario.Molto rilievo alle politiche sociali, considerate da altri candidati solo marginalmente, e tante parole sul diritto alla salute delle minoranze: etniche, linguistiche, culturali, religiose, e delle persone detenute. Diritti che, ad oggi, non risultano però essere carenti in Sardegna, perciò non vengono indicate proposte degne di nota.

Fronte Indipendentista Unidu Devias Enunciazioni fatte più per ingraziarsi l’elettore che per effettiva logica.  Si propongono soluzioni a problemi che in realtà sono risolti da tempo o che non esistono. Nella pratica di tutti i giorni ha obbiettivi irrealizzabili o che aumenterebbero la spesa sanitaria senza alcun vantaggio per i cittadini. Manca la concretezza sia nell’analisi che nella formulazione degli obbiettivi. In poche righe riesce a condensare proposte discriminatorie, a confondere competenze nazionali con regionali, e infine mira a sostituirsi all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nella valutazione del rapporto beneficio-rischio del farmaco e nelle decisioni di inserire o modificare la presenza di un farmaco nelle classi di appartenenza. Imbarazzante per chi scrive ma soprattutto per chi legge.

Movimento Zona Franca Sanna  Slogan banali e populisti niente più. Un programma di 56 parole per il comparto che spende il 54% del bilancio regionale. Un po’ pochino!

Sardegna Possibile
 Murgia
É chiaro l’intento di colpire il lettore, illuderlo ed affascinarlo nella descrizione di un sistema ideale cercando di accontentare tutti, ma in questo tentativo il testo diventa vago e vuoto di contenuti. Così si insinua nel lettore attento l’idea che chi scrive conosce poco le criticità della sanità in generale e di quella sarda nel particolare. Gli obbiettivi proposti sono spesso irrealizzabili e contradditori: riorganizzazione dei piccoli ospedali sulla base delle caratteristiche socio-economiche e demografiche del territorio, o loro trasformazione in strutture di “eccellenza”? Se le spese sanitarie rappresentano la parte più importante del totale del budget regionale, le proposte fatte porterebbero ad un aumento dei costi senza risolvere le criticità prioritarie. Nel complesso appare un programma fatto per piacere a chi non conosce la vera natura dei problemi della sanità. Nel sociale, buono il potenziamento dei servizi domiciliari, ma senza cenni sui costi. Sardegna Possibile, ma poco probabile!

Schiena dritta, testa alta Pili Descrizione della sanità ideale: innovativa, solidale, efficiente, senza file, con diagnosi e servizi 24 ore su 24 in 7 giorni su 7, abbattendo i costi, con servizi sia per acuti che per cronici a pochi passi da casa…il paese dei balocchi dei malati e degli operatori. Come realizzare tutto ciò senza neanche una parola sulla spesa per realizzarlo? Alcune prese di posizione, come la scelta di valorizzare gli ospedali in periferia, non vengono analizzate approfonditamente ma solo nominate. E profumano di slogan.

Ugo Cappellacci presidente Cappellacci Lo scarno programma presentato da Cappellacci descrive bene le idee messe in campo dal centro-destra negli ultimi anni: poche e confuse. Inquieta che tale analisi sembra fatta da chi è stato all’opposizione e non al governo dell’isola, riconoscendo come elementi da cambiare radicalmente alcuni punti alla base della recente politica sanitaria. Ad esempio, cosa fino ad oggi ha impedito la fissazione di “criteri estremamente selettivi per la nomina dirigenti ASL”? Un programma troppo vago e schematico che non propone soluzioni dettagliate ai problemi elencati, insomma un flop come l’oramai arcinota delibera 24/43 del 27.6.2013. Qualcuno ha notizia dell’esito delle “Azioni volte al perseguimento dell’efficienza del Servizio Sanitario Regionale”? Infine, hanno solo natura di proclami gli interventi di revisione del programma Master&Back e l’attivazione di “cantieri culturali” di cui non si specificano neppure i beneficiari.
Copyright © 2014 Sardinews | Testi: Daniele Scano, Nicola Cillara, Marco Pistis

Il materiale ci è stato concesso da Sardinews, mensile diretto da Giacomo Mameli © Blog di Sardinews

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