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Regionali 2014: Programmi su ricerca scientifica

Regionali 2014 ricerca scientificaRicerca in Sardegna: tra idee roboanti e fuga dei cervelli.

I programmi elettorali dei vari schieramenti avanzano proposte nel settore della scuola e dell’istruzione, ma condividono il mancato riferimento alla ricerca e alla sua importanza per la Sardegna. Come spesso accade, i partiti politici e i loro rappresentanti considerano gli investimenti nella ricerca poco fruttuosi nell’orizzonte di breve periodo che coincide col loro mandato. I programmi, pertanto, non affrontano nemmeno quelle che sono le infrastrutture che rendono possibile fare ricerca: quelle economiche e culturali che andrebbero sviluppate in Sardegna.

Tutti i programmi dei vari schieramenti accennano ai problemi della scuola e dell’istruzione. Certamente vi fa ampio riferimento il centro-sinistra, né potrebbe essere altrimenti essendo il candidato presidente un uomo proveniente dall’ambiente universitario. Ed è proprio nell’ambito del programma di Pigliaru che l’istruzione viene coniugata con una serie di principi fondamentali: la qualità, l’equità e l’uguaglianza delle opportunità. La situazione attuale in materia di istruzione viene analizzata attraverso l’uso di indicatori di processo (dispersione scolastica, livello di competenze acquisite, numero dei laureati). Questi dati rappresentano un buon punto di partenza per ragionare sul problema. Sull’adozione di meccanismi correttivi, invece, vi è una enunciazione di programma piuttosto generica, senza una chiara individuazione di percorsi e risorse per attuarlo.

Il programma del centro-destra elenca una serie di punti disomogenei tra loro. Alcuni di questi, come il favorire nuovi insediamenti universitari di qualità, sono fortemente discutibili se prendiamo in considerazione le presenti circostanze economiche. Altre proposte appaiono invece di difficile e improbabile attuazione (realizzazione del distretto aero-spaziale della Sardegna), e sembrano essere mera propaganda elettorale.

Nel programma di Unidos si rileva l’enunciazione di obiettivi generici (al di fuori della citazione del radio telescopio di Gergei), in parte permeati dallo spirito sardista-indipendista che caratterizza, anche se marginalmente, il gruppo. Proprio perché generici e generalisti, tali obiettivi potrebbero essere ricondotti al programma elettorale di qualunque schieramento, senza una precisa caratterizzazione politica. Un ulteriore problema è costituito dal fatto che questa enunciazione non si traduce poi nell’individuazione di soluzioni concrete ed attuabili.

Più interessante ed articolato è il programma di Sardegna Possibile, che riflette il pensiero del popolo del web che si affaccia alla politica. Il documento contiene alcuni spunti interessanti, come ad esempio il concetto di microprogettazione e di micro modello, e quello di rete territoriale, che tuttavia rimangono vaghi nella loro formulazione. Tra i lati positivi va apprezzato soprattutto il respiro triennale della programmazione che, accompagnato ad una verifica delle varie fasi di attuazione, introduce un sistema di controllo e di trasparenza nell’operare politico che è assente nei programmi delle altre formazioni. Se comparato a Sardegna Possibile, il progetto del Fronte Indipendentista Unidu appare fortemente riduttivo perché incentrato quasi esclusivamente sul bilinguismo.

In sintesi, la cultura e l’istruzione sono temi onnipresenti nei programmi elettorali. In alcuni vi è anche un tentativo di superare la mera enunciazione e di tradurre il programma in azioni concrete. Ciò nonostante, sfugge a tutti gli schieramenti il grave impoverimento culturale della Sardegna dovuto alla fuga dei giovani, soprattutto di quelli culturalmente più preparati. Molti di loro, dopo aver acquisito competenze e professionalità anche in università prestigiose, sono costretti ad emigrare – spesso all’estero – dalla mancanza di lavoro in loco. L’impoverimento che ne deriva rappresenta certamente il più grande problema culturale della nostra regione.


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